54 CONDANNE AL PROCESSO “STIGE”

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In Calabria, mentre ben poca attenzione si sta prestando al maxi processo Rinascita-Scott, il processo “Stige” ha portato alla condanna, da parte del tribunale di Crotone, di ben 54 persone, per un totale di 609 anni di carcere.
Il processo è nato dall’omonima operazione guidata, nel 2018, dal procuratore della DDA di Catanzaro Nicola Gratteri, che aveva come obiettivo la cosca Farao-Marincola di Cirò Marina e che portò all’arresto di 170 persone, tra cui diversi esponenti politici, nonché allo scioglimento di alcuni comuni del Crotonese.
Tra i condannati per associazione mafiosa vi sono stati l’ex sindaco e l’ex vicesindaco di Cirò Marina, Nicodemo Parrilla e Giuseppe Berardi, mentre è stata irrogata una condanna per concorso esterno all’ex sindaco di Strongoli Michele Laurenzano.
Condannati per intestazione fittizia di beni due ex consiglieri comunali di Crucoli, Tommaso Arena e Gabriele Cerchiara. Condannati anche diversi esponenti di punta della cosca per altri gravi reati.
Il processo ha disvelato rapporti perversi fra politica e onorata società calabrese -altro modo di definire la ‘ndrangheta- anche in relazione allo sfruttamento di importanti territori montani ricchi di superfici boschive, perché la ‘ndrangheta riesce a fare soldi su tutto, anche distruggendo l’ambiente, inquinandolo e causando gravi danni alla salute di chi abita quei luoghi.
E questo dopo anni in cui si è fatto credere che i problemi fossero solo nella provincia di Reggio Calabria. Ma se ciò è stato possibile, se si è capito che la ‘ndrangheta è dappertutto, tanto merito va ad un uomo, Nicola Gratteri.