Caporalato a Monfalcone, si allarga l’indagine

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Si allarga l’indagine per caporalato dei Carabinieri della Compagnia di Monfalcone e del personale del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Gorizia che, il 15 febbraio, hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Gorizia, Carlo Isidoro Colombo, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili d’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, estorsione e somministrazione fraudolenta di manodopera.

Nell’ambito delle perquisizioni delegate dal sostituto procuratore Ilaria Iozzi, all’interno degli uffici della società Pad Carpenterie a Falconara Marittima (Ancona) e Monfalcone sono stati sequestrati documenti comprovanti i reati ipotizzati. In particolare, i militari hanno trovato gli elenchi del personale assunto dalla ditta dove era stata riportata la contabilità parallela indicante i pagamenti spettanti, quelli decurtati, con evidenziate le differenze da recuperare per ciascun dipendente.

L’attività di acquisizione della documentazione non è stata facilitata dagli addetti ai lavori, tanto che un caposquadra, accortosi dell’arrivo della pattuglia dell’Arma e del personale del Nucleo Ispettorato del Lavoro è entrato nell’ufficio della ditta di Monfalcone e ha prelevato parte del materiale ‘scottante’, tra cui un computer portatile.

L’operazione, però, non è sfuggita ai militari che, attraverso la successiva visione delle telecamere di sorveglianza interne al cantiere, sono risaliti alla persona che aveva tentato di ostacolare le attività degli inquirenti, riuscendo a individuare il luogo dove aveva nascosto il materiale prelevato.

A casa di uno dei due indagati di nazionalità bengalese, inoltre, sono state sequestrate decine di fotocopie di documenti e di buste paga di connazionali assunti dalla ditta.

Secondo gli inquirenti era lui che reclutava nel paese di origine gli operai da far arrivare in Italia che, grazie al regolare contratto di lavoro, riuscivano anche a regolarizzare la loro posizione nel territorio nazionale. Non è ancora chiaro al momento se la somma di mille euro pretesa dall’uomo fosse trattenuta per sé o consegnata ai due capocantiere arrestati. Anche i parenti dell’indagato bengalese non erano esentati dal versare le somme di denaro ai due capicantiere.

La prima analisi della documentazione acquisita, oltre a portare all’iscrizione nel registro degli indagati delle quattro segretarie della società che avevano materialmente predisposto gli elenchi e le buste paga, ha permesso di acclarare che il numero delle vittime è certamente superiore ai 16 operai già individuati nel corso dell’indagine.

La trasgressione della Legge 96/2018, che impone l’impiego massimo del 30% dei lavoratori assunti tramite agenzie per il lavoro interinale comporterà sanzioni pecuniarie nei confronti della società, nonché alle aziende di lavoro interinale. Saranno i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Gorizia a quantificare e contestare le sanzioni previste.