Governo: Epifani, aprire un tavolo per verifica del Jobs act

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Ho condiviso il quadro programmatico che il Presidente del Consiglio ha illustrato qualche minuto fa, qui nell’Aula di Montecitorio. Naturalmente, un quadro programmatico, per quanto lungo, fa fatica a tener dentro tutti i temi esposti in maniera precisa. Debbo anche aggiungere che la cosa che più mi ha convinto è quel richiamo ai valori comuni che attraversava quasi tutto il discorso programmatico del Capo del Governo: la coesione, la lotta alla disuguaglianza, quei diritti universali e indivisibili tra cittadini italiani, ma anche nei confronti delle persone che vengono o scelgono la nostra terra per arrivare. E, poi, due parole di cui si era persa la memoria: rispetto, il rispetto per chi è diverso, il rispetto per chi ha un’altra opinione, un’altra origine, un’altra storia, e umanità, quell’umanità che, purtroppo, è mancata troppe volte negli ultimi mesi e nell’ultimo anno, soprattutto quando si assisteva a scene che non ci si sarebbe mai immaginati di vedere. Qualcuno mi deve spiegare perché c’è il diritto di un migrante che sbarca su un barchino e il diritto di un migrante che sbarca dalla nave di una ONG, e queste sono considerate due cose diverse, una da sottoporre al ludibrio pubblico, l’altra da far passare sotto silenzio; il migrante è uno, comunque sbarchi, da dovunque sbarchi, i suoi diritti hanno diritto di essere osservati e rispettati.

Così come mi ha convinto la questione del rapporto tra Italia ed Europa: più Italia in Europa e un’Europa diversa e migliore. Da questo punto di vista chiedo al Governo coraggio, coraggio, perché ci sono troppe cose nella costruzione europea che debbono essere riviste e riformate.

Così come sono convinto delle priorità, anche di quelle più apparentemente modeste; partire dagli asili nido vuol dire tante cose, ma a una condizione, che insieme alla riduzione delle rette o all’azzeramento delle rette si facciano gli asili nido dove non ci sono; a Reggio Emilia ci sono cinquanta volte i posti negli asili nido pubblici rispetto a Reggio Calabria, che è più grande di Reggio Emilia e non ne ha; azzeriamo dappertutto, ma costruiamo gli asili nido dove mancano.

La stessa cosa vale per il diritto allo studio, altro grande tema dimenticato; tanti giovani non ce la fanno a studiare, anche perché non ne hanno le condizioni; bisogna premiare il merito soprattutto quando il merito sta in una famiglia disagiata o sta in un giovane che non ha storia e radici in questo Paese.

Così come è giusta e corretta la natura degli investimenti in green deal. Ho visto che ha sollevato risate: si possono chiamare come si vuole, ma abbiamo bisogno di un piano pubblico di investimenti in tante piccole e piccolissime opere, di messa in sicurezza dei territori, delle colline, dei fiumi, delle nostre periferie, delle nostre case, dei nostri edifici pubblici e delle nostre scuole, soprattutto nelle aree sismiche. Così come è corretto l’intervento sul Mezzogiorno, sulla scuola, sulla sanità.

Poi ci sono altri temi di cui si è parlato meno; io voglio solo accennarli, non ho tempo. Bisogna ricostruire un’idea di politica industriale. Il Ministro Di Maio lo sa, mi ha sentito più volte in quest’Aula: noi abbiamo dei grandi settori che soffrono una crisi che va risolta, perché sono settori fondamentali per un Paese manifatturiero come il nostro; l’acciaio è uno per tutti, il settore dell’automotive secondo. Noi non possiamo solo accontentarci dei grandi profitti che FCA ottiene attraverso le operazioni finanziarie: avremmo bisogno anche di avere più ricerca, più produzione, più innovazione e più costruzione di nuovi modelli e di nuove automobili nel nostro Paese.

Ed infine voglio dire che ci sono anche due temi che riguardano il lavoro che non sono stati toccati: uno è il tema del welfare, delle pensioni. Io ho sempre criticato “quota 100” perché non partiva dai bisogni fondamentali che ha il sistema previdenziale italiano. Che non riguarda quelli che hanno storie contributive piene, e “quota 100” risolve solo questo problema: sono coloro che non hanno storie contributive piene perché hanno fatto lavori disagiati, discontinui, ed è loro che bisogna tutelare innanzitutto. E in secondo luogo pensare al futuro, alla previdenza dei giovani di oggi che diventeranno pensionati fra quarant’anni. Se non operiamo con strumenti nuovi, la discontinuità e la precarietà del lavoro condannano una generazione nel futuro a non avere previdenza.

E l’altro tema delicato, lo so, perché abbiamo opinioni diverse anche all’interno della maggioranza, il Jobs Act, è stato tema di divisioni. Posso dire solo una cosa? Io vorrei che si facesse un gruppo di lavoro, un’attenzione su quello che sta succedendo: perché al di là della battaglia che abbiamo combattuto in una posizione o dall’altra, la magistratura con i propri interventi sta cambiando la natura dei provvedimenti del Jobs Act, e sta addirittura andando in tutte le sedi europee a ricorrere su un tema che c’è, e che col tempo diventerà più pesante. Perché io che lavoro in un’azienda e sono stato assunto oggi, e tu che lavori nella mia stessa azienda e sei stato assunto quattro anni fa abbiamo due tutele reali rispetto al tema dei licenziamenti discriminatori così diverse? È evidente che si pone un problema di illegittimità costituzionale! Ma prima che lo decidano le corti europee potremmo almeno fare una verifica sul campo di quello che è accaduto e di quello che è cambiato?

Ed infine l’ultima osservazione. È stato difficile il parto di questo Governo, il cambio di maggioranza. Io vorrei che ci fosse la consapevolezza, intanto nella maggioranza, poi in chi sta al Governo, che l’azione di Governo dev’essere efficace perché abbiamo ancora una condizione del Paese pesante. Noi non possiamo illuderci: c’è tanta area di disagio, tanta area di sofferenza, tanta area di chiusura, nelle periferie, da parte dei giovani del Mezzogiorno, nelle famiglie che hanno a carico persone non autosufficienti, in tanti piccoli imprenditori artigiani che la crisi ha fatto saltare. Se noi non stiamo attenti a dare risposte nei limiti del possibile, con le priorità giuste, a queste figure, a queste condizioni, noi spalancheremo la strada a chi non se lo merita, perché non ha una risposta per questi problemi e per il futuro del Paese.