Il Pirellone, un “diamante” che illumina la Lombardia

0
103

“L’architettura è un cristallo. Quando è pura, è magica, esclusiva, autonoma, incontaminata, assoluta, definitiva. Come un diamante, il più perfetto tra i cristalli”. Parole di Giovanni “Gio” Ponti, il “papà” di Palazzo Pirelli, che in questo modo sintetizzava uno dei sette punti del suo programma estetico-espressivo riguardo un’idea di architettura fatta di “leggerezza”. Un’idea perfettamente incarnata nel grattacielo sede del Consiglio regionale della Lombardia. Per i milanesi è da sempre semplicemente “il Pirellone” (l’articolo prima del nome, come vuole lo slang meneghino, è d’obbligo). Imponente eppure “soave”, come una vela, che si dispiega d’innanzi alla Stazione Centrale, una delle “porte” della città. Inaugurato sessant’anni fa esatti, il 4 aprile 1960, richiese quattro anni di lavori su commissione del gruppo industriale Pirelli, che voleva trasferire i suoi uffici di viale Abruzzi in una location più prestigiosa con l’intento di promuovere l’immagine della società proprio grazie a una sede fortemente rappresentativa e in una posizione strategica, a ridosso del nuovo centro direzionale della città. Erano stati Alberto e Piero Pirelli a scegliere l’area un tempo occupata dalla Cascina Brusada, proprio di fronte al luogo del primo insediamento della fabbrica della gomma, trasferita alla Bicocca nel 1909. Il palazzo ospitava circa 2000 persone, 1200 dipendenti dell’azienda, la restante parte occupata da uffici e negozi affittati a terzi.

UN MAGICO CHICCO DI RISO – Funzionale, ma soprattutto “bello”. O, meglio, per utilizzare uno dei termini ricordati nella citazione del suo “creatore”: magico. Perché a uno sguardo comune, appare incredibile che una struttura tanto “pesante”, possa avere un impatto così “lieve”. Sembra incredibile possa stare in piedi. E in effetti, ci fu uno studio particolare perché ciò fosse possibile. Un contributo importante, venne offerto dall’ingegnere Sondriese Pier Luigi Nervi, illustre accademico e già collaboratore di con architetti di fama internazionale, tra cui Le Corbusier e Lousi Kahn, che lavorò alla progettazione risolvendo problemi statici, nonché lo sbilanciamento dimensionale della pianta (70 metri il lato più lungo e solo 18,5 quello corto) mediante l’utilizzo di due pilastri cavi in cemento armato a sezione triangolare, posti alle due testate, e di due setti, collocati nella parte mediana. La forma che ne deriva, è quella che gli stessi progettisti hanno definito “a chicco di riso”. Anche Italcementi collaborò intensamente allo sviluppo dell’edificio sia attraverso la fornitura di un cemento particolarmente performante sia attraverso la definizione del mix-design del calcestruzzo, studiato appositamente nei laboratori di Bergamo.

INTERNAZIONALISMO LOMBARDO – La Milano del boom economico guarda al mondo e il Pirellone richiama evidentemente gli “skyscrapers” americani, pur riuscendo a conservare una sua chiara indipendenza estetica. Il disegno, i volumi, le soluzioni progettuali, la cura dei dettagli, lo trasformano in un’icona, che subito diventa un simbolo della città accanto al Duomo o al Castello Sforzesco. Più che un “palazzo”, potrebbe essere definito un “grande oggetto” di design, perfettamente inserito nell’arredamento elegante e funzionale della capitale lombarda. Lo stesso Gio Ponti osservava: “Essere conservatori, ha un senso soltanto quando non si tratta di conservare pigramente le forme, ma di conservare il coraggio antico di crearne continuamente delle nuove”.

DALLA GOMMA ALLA ROSA CAMUNA – Pur conservandone il nome, 28 anni dopo la nascita, Palazzo Pirelli cambia proprietario e diventa sede della Regione Lombardia, la “giovane” istituzione legislativa, che aveva preso corpo solo sette anni prima. Con la legge regionale 12 giugno 1978 n.40 il Consiglio regionale autorizza la Giunta all’acquisto del complesso immobiliare e della prospiciente autorimessa per un importo complessivo di 49 miliardi e 250 milioni di lire. Due giorni dopo la Giunta autorizzava il proprio Presidente alla sottoscrizione dei contratti di compravendita e approvava la convenzione per la gestione in via provvisoria del complesso immobiliare. L’ultima seduta della seconda legislatura regionale (2 giugno 1980) si tiene per la prima volta nella nella nuova Aula consiliare di Palazzo Pirelli. Nel 2011, con l’apertura e la piena funzionalità di Palazzo Lombardia (il nuovo grattacielo sede di Regione), la Giunta ha una sua nuova “casa” mentre il Consiglio regionale avvia un trasloco di poche decine di metri ma altamente significativo. Palazzo Pirelli diventava la sede unica del Parlamento regionale, mettendo per la prima volta insieme, nella stessa struttura, uffici e Aula.

COLORE E LINEOLEUM FANTASTICO – A partire dal 1983 l’edificio è stato oggetto di lavori di adeguamento realizzati sotto la guida di Bob Noorda e Egidio Dell’Orto prima e di Vico Magistretti poi, durante i quali sono rimosse tutte le pareti mobili e i rivestimenti vinilici, alcuni dei quali appositamente realizzati dalla Pirelli, e sostituiti da marmi e dalla moquettes con il simbolo regionale della Rosa camuna. Altri interventi, sono stati realizzati successivamente, pur conservando diversi elementi originali. Sì perché Palazzo Pirelli stupiva anche una volta entrati. Il design di Ponti coinvolgeva così le pareti e i pavimenti, tutti rivestiti da gomma e linoleum Pirelli, le porte, gli ascensori, gli orologi, gli apparecchi per l’illuminazione. E i mobili naturalmente, curati soprattutto da Ponti e da Alberto Rosselli: dalle sedie Arflex ai tavoli prodotti dall’azienda Rima in due versioni, per impiegati (con piano in linoleum) e per dirigenti (con piano in legno). Il colore, al quale Ponti teneva particolarmente – come dimostra il suo articolo del 1952 per la rivista Pirelli, “Tutto al mondo deve essere coloratissimo” – è utilizzato come “correttivo alla monotonia e alla impersonalità degli spazi” nelle porte, rivestite in linoleum rosso, e nei pavimenti, in linoleum “fantastico” giallo e nero, che ancora oggi si può ammirare negli spazi che ospitano l’Aula del Consiglio regionale.