Pochi medici nei piccoli Comuni: il Governo predispone incentivi

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A rischio spopolamento, i piccoli Comuni sono afflitti dai diversi “mali”: scarsità di risorse e di opportunità di lavoro, inesistenza o insufficienza di servizi bancari e/o postali, ecc. Non ultimo il problema della mancanza di medici di base e di strutture sanitarie attrezzate. Proprio su questo aspetto si è concentrata la Regione Piemonte, caratterizzata dalla presenza nel proprio territorio di numerosi Comuni di piccole e piccolissime dimensioni. Di qui la proposta rivolta al Governo d’introdurre incentivi per i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta che lavorino o intendano operare nei piccoli Comuni e nelle aree montane, zone dove è sempre più difficile farsi visitare e curare adeguatamente. Richiesta recepita dal Governo che ha inserito la misura di sostegno all’interno del decreto Calabria, la cui conversione è in questi giorni all’esame del Parlamento. Come spiega l’assessore regionale Antonio Saitta, il testo prevede modalità e forme d’incentivo per i medici di famiglia inseriti nelle graduatorie affinché sia garantito il servizio nelle zone carenti di personale medico e allo stesso tempo prevede misure collegate (penalità) a un’eventuale rinuncia all’incarico. Ora, per rendere effettivamente operativo il provvedimento, occorre definire criteri ed entità degli incentivi con le categorie interessate.

“La proposta della Regione, discussa nei mesi scorsi negli incontri avuti con Anci Piemonte e Uncem Piemonte – dichiara l’assessore – è quella di raggiungere un’intesa con le amministrazioni comunali e con i sindacati dei medici per garantire la presenza dei medici di famiglia sul territorio, premiando chi sceglierà di associarsi e operare nelle aree a maggiore criticità».

Si dice soddisfatta anche Anci Piemonte. «Il Piemonte fa da pioniere, del resto non poteva essere diversamente visto che qui il 90% dei Comuni ha meno di 5 mila abitanti e questi enti devono fare i conti con la carenza cronica di risorse e servizi – commenta Alberto Avetta, il presidente – Arginare la fuga dei medici dalle comunità minori è fondamentale per combattere quella lenta e inesorabile emorragia di potenziale umano che porta inevitabilmente allo spopolamento e all’isolamento».