Scotto: stop agli inciuci, senza Conte si va a casa e torniamo a votare

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Le forze di maggioranza giallorossa tentano di trovare un accordo per evitare la crisi di governo innescata dal leader di Italia Viva Matteo Renzi. Da Movimento 5 Stelle, Partito democratico e LeU-Articolo Uno la voce che sembra alzarsi unanime è: il premier Giuseppe Conte non si tocca. A parlarne con “Cronache” è Arturo Scotto, ex deputato e dirigente di Articolo Uno.

Non c’è intesa tra le forze di maggioranza, quali gli scenari possibili dinanzi ad una crisi di governo?

Sono preoccupato e arrabbiato. Siamo all’inizio della campagna vaccinale, il nostro Paese sta combattendo contro la pandemia con un sacrificio enorme in termini di vittime, abbiamo la possibilità di mettere a terra tante risorse grazie al Next generation Eu, ma Renzi alza il livello dello scontro con Conte e gli alleati, fino all’esito di una possibile crisi di governo.

Siamo davanti ad un’operazione di Palazzo, non a una dialettica all’interno di una coalizione plurale. La stragrande maggioranza delle persone fatica a capire l’oggetto del contendere e rischia di tradurre questo passaggio esclusivamente come la solita manfrina della politica che si autorappresenta. Bisogna invece tenere la barra dritta perché la situazione economica e sociale è drammatica e si possono moltiplicare incendi ovunque. L’America insegna.

Il Movimento 5 Stelle rilancia l’ipotesi di un contratto di governo. Il Pd parla di patto di governo. Crede che questa possa essere la strada giusta per chiudere la crisi e rendere più stabile l’alleanza?

Serve un salto di qualità più che la formula di un contratto. Bisogna che la maggioranza trasformi un’alleanza nata dall’emergenza contro la destra in un progetto duraturo. Insomma, il nuovo campo dei progressisti che riprendono la bandiera della questione sociale dopo che per anni essa è stata lasciata colpevolmente, anche e soprattutto a sinistra, nelle mani di una destra estremista. Significa che gli investimenti devono essere orientati alla piena e buona occupazione, significa aggredire la forbice salariale, significa che il pubblico torna a svolgere una funzione regolatrice rispetto al mercato. Lo scontro con Renzi è anche su questo, lui ascolta più le sirene di Confindustria che i bisogni di chi si spezza la schiena per portare a casa il pane. È sempre quello del Jobs Act.

Se viene meno l’appoggio di Italia Viva, crede che il coinvolgimento dei cosiddetti ‘responsabili’ possa garantire la fiducia al premier anche al Senato?

Io mi auguro che questo non accada. Occorre, come ho detto, un compromesso più avanzato. Conte ha dato ampie disponibilità, tutte le forze politiche hanno fatto un passo avanti per evitare la crisi. Ma se Renzi decide per la spallata, non resta che andare in Parlamento e verificare se c’è o meno la fiducia. Io credo che questa sia la strada più trasparente. Ai cittadini va spiegato perché si rompe l’alleanza, non bastano le interviste, i tweet e i retroscena giornalistici.

Nella peggiore delle ipotesi sarebbe meglio un governo tecnico con una maggioranza diversa o il ritorno al voto? Voi sareste pronti?

Non esiste per noi un altro governo in questa legislatura fuori dalla presidenza di Giuseppe Conte. Ricorrere ai tecnici quando si deve tagliare e chiedere sacrifici è sbagliato. Il prezzo del governo Monti è stato salatissimo. Ricorrere ai tecnici quando si deve programmare, investire e redistribuire sarebbe doppiamente sbagliato. Se salta questo Governo, meglio ridare la parola ai cittadini.

Quindi non appoggereste un premier diverso?

No. Conte è la sintesi più avanzata tra il centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle. Ha dimostrato capacità di governo e un rapporto solido con il paese e conserva livelli di popolarità molto alti, nonostante questi mesi difficili.

Viste le difficoltà della maggioranza giallorossa, le sembra una buona idea tentare di riproporla alle Amministrative a Napoli? Sarete parte dell’alleanza tra M5S e Pd?

A Napoli come in tutta Italia siamo per riportare l’alleanza di governo nazionale nel territorio. Significa dire alle persone che si fa sul serio, che si lavora ad un amalgama politico e programmatico non episodico. Lo ha ribadito anche il nostro segretario provinciale Francesco Dinacci. Va aperta una pagina nuova. Perché la Napoli che esce dalla crisi pandemica noi non la conosciamo. Sarà più povera e più divisa. Non serve una toppa, serve una svolta.

Appoggereste la candidatura di Roberto Fico?

Avverto la necessità di cominciare a correre perché la destra è già in campo. E non è detto che sia spacciata. Dunque il tempo non è una risorsa infinita. Prima il programma, poi la coalizione, infine il nome. Grande stima per Roberto Fico, ma non tiro per la giacca nessuno. È un compito che non spetta a me.