SIM SALA BIM

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travaglio
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Se rinasco, voglio essere Beppe Sala. Conoscete un ragazzo più fortunato di lui? Io no. Fa il “city manager” a Milano nella giunta di destra della Moratti (dicesi Moratti) e tutti lo scambiano per un compagno e lo eleggono sindaco col centrosinistra, in cui decide chi entra e chi no, distribuendo gli appositi pass. Rilascia dozzine di interviste sul futuro del Pd, a cui però si scorda di iscriversi. Un mese fa, incassato il via libera del Pd alla ricandidatura a sindaco senza passare per le primarie, aderisce ai Verdi Europei (quelli italiani potrebbero riconoscerlo). E si traveste da Greta Thunberg che, se lo conoscesse, lo picchierebbe per le cementificazioni prima, durante e dopo l’Expo. Lui del resto, per farsela amica, l’ha paragonata ad Anna Frank, confondendo lo smog delle città con i lager della Shoah. Campione di legalità, all’Expo si scordò di quella polverosa pratica chiamata “bando di gara” e assegnò tutti gli appalti brevi manu. Uno lo truccò pure, retrodatando le carte, e fu condannato in primo grado a 6 mesi per falso in atto pubblico. Però, beninteso, “voglio l’assoluzione, non la prescrizione”: infatti in appello intascò la prescrizione e portò a casa. Ma nessuno se ne accorse: i giornali erano troppo occupati a lapidare Virginia Raggi, anch’essa imputata per falso, ma purtroppo assolta in primo e secondo grado. Peggio per lei. Fra l’altro lei, a inizio pandemia, si guardò bene dall’organizzare spritz corretti Covid e lanciare hashtag “Roma riparte” o “Roma città riaperta”, diversamente da lui a Milano: infatti, diversamente da lui, è una pessima sindaca. Né le venne in mente di dire “basta smart working, torniamo al lavoro”, come se gli smartworker poltrissero: roba che al confronto Carlo Bonomi è un illuminato imprenditore olivettiano. Fortuna che quell’ideona venne in mente a Beppe: Virginia l’avrebbero impiccata a Spelacchio.
Ad agosto Sala incontrò l’altro Beppe, Grillo, ma i giornaloni si dimenticarono di domandargli cosa ci fosse andato a fare. Lo scoprì Barbacetto: voleva la benedizione per fare il capo di Tim2 per la rete unica e mollare finalmente Milano, che non l’ha capito. Grillo rispose che non dipendeva da lui, infatti non se ne fece nulla. Sala riscoprì un’improvvisa passione per Milano. E si ricandidò a sindaco col Pd senza chiedere niente al Pd (tanto non è iscritto) né tantomeno al M5S (“meglio correre separati”). Proprio come la Raggi, che però almeno al M5S lo disse. Infatti a lei rompono le palle perché non ha il permesso del Pd ed è un “ostacolo”, un “inciampo”, una “minaccia” per l’alleanza giallorosa. Invece a lui nessuno dice niente. Ieri ha annunciato un’imminente “Lista Volt”, ma pare che non sia l’abbreviazione di Voltagabbana.                                                                                                                                                   di Marco Travaglio