Tanto rumore per nulla

0
74

Il solito chiacchiericcio mediatico investe in questi giorni la nostra Italietta, con il diffondersi a macchia d’olio di notizie contrastanti, di veri e propri scoop nei salotti televisivi dove il verbo espresso è assoluta verità, e con gli organi di stampa che continuano con la loro condotta a manipolare fortemente l’informazione, legittimando atteggiamenti, approfondimenti, comportamenti spesso privi di fondamento e ricollegabili esclusivamente ad interessi di bottega. Il vecchio sistema è difficile da scalfire, e tende, nel caso delle cosiddette scarcerazioni facili, a sollevare volutamente un polverone mediatico, elevandolo a mera spettacolarizzazione, favorito ahimè dal confronto telefonico tra due uomini delle istituzioni che rappresentano le figure simbolo della lotta alle mafie.

Tra Di Matteo e Bonafede non può esserci spazio per scenate, per ripicche, per rivalse in ambito salottiero, in grado queste solo di offrire linfa vitale a polemiche sterili e a creare zone d’ombra nella regolarità delle nomine al DAP e al posto prestigioso che fu di Giovanni Falcone. I soliti “esperti” dell’antimafia, bravi con le loro insinuazioni ad evocare retroscena inesistenti, a immortalare chissà quali intrighi, e quali misteri, cercano in tutti i modi di assestare un colpo pesante alla credibilità e alla reputazione del Guardasigilli Bonafede e di riflesso colpire il governo nella persona del presidente Conte. Nel momento in cui tutti sparano contro il Ministro di giustizia, opposizione, giornali, telegiornali, opinionisti, conduttori, si eleva tra gli altri la voce autorevole del magistrato del pool antimafia di Palermo Dott. Di Lello, il quale ci ricorda che le scarcerazioni sono state fatte in base a leggi esistenti ricollegabili a precedenti governi (Berlusconi), governi che hanno creato soltanto confusione nel mondo giudiziario, portando avanti leggi ad personam, prescrizioni brevi, e scarcerazioni facili. Quando le norme vengono fatte in certa maniera da personaggi a dir poco discutibili è comprensibile lo scopo e dove vanno a parare. Le riforme fatte in appena due anni dal ministro Bonafede come quella sui tempi della prescrizione, del codice penale e civile, del voto di scambio, e la legge spazzacorrotti, non lasciano dubbi sulla sua onestà intellettuale, rappresentano un buon biglietto da visita da presentare alle maldicenze di certa politica e di un giornalismo sempre più servile e un ottimo viatico per il proseguimento della sua attività ministeriale. Resta lo sconcerto dei cittadini per la polemica innescatasi tra i due rappresentanti delle istituzioni che nei ruoli e responsabilità a cui essi appartengono hanno il bisogno di ritrovarsi uniti sotto gli stessi valori di lotta alle mafie.                                                            (Dott. Paolo Caruso)