1 milione di posti di lavoro a rischio appena sarà finito lo stop ai licenziamenti

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Mentre il governo è impegnato in partite complicate come la spartizione delle nomine nelle partecipate di Stato o le alleanze in vista delle prossime elezioni Regionali, c’è un Paese che ha paura e non vede davanti a sé segnali di miglioramento. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco lo aveva d’altronde anticipato, parlando di una recessione che avrebbe avuto “significative ripercussioni sul mercato del lavoro”. Parole accompagnate da stime secondo le quali il 4,5% del numero di occupati sarebbe a rischio, un totale di 900 mila-1 milione di persone. Uno scenario confermato successivamente dai dati Istat e che inchioda alle proprie responsabilità un esecutivo che si è limitato a dei palliativi, senza mai tentare di prendere davvero la crisi per le corna.
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Fare stime accurate, in un contesto come l’attuale, non è facile. Pesa, soprattutto, l’incognita di nuovi lockdown, che potrebbero ulteriormente stravolgere ogni previsione. Ma una cosa è certezza: le spie d’allarme restano al momento spente anche grazie all’introduzione del divieto di licenziamento e all’ampio ricorso alla cassa integrazione, strumenti che però non potranno essere lasciati sul campo per sempre. E così il prossimo anno rischia di farsi ancora più complicato, con tanti lavoratori che guardano preoccupati agli sviluppi della situazione economica nazionali. Molti temono di non avere più un lavoro di qui a 12 mesi.
1 milione di posti di lavoro a rischio appena sarà finito lo stop ai licenziamenti

Il Centro Europa Ricerche non è stato tenero nelle previsioni per il 2021. Attraverso le pagine del Sole 24 Ore, il direttore Stefano Fantacone ha spiegato: “Per il prossimo anno pensiamo che la riduzione di unità di lavoro potrà aumentare di 100 mila, arrivando quindi a 1,2 milioni, e che ci sarà un riallineamento con le teste di forza lavoro che pure arriveranno a contare una riduzione nell’ordine di 1,1 milioni”. Fedele De Novellis di Ref Ricerche ha spostato invece il focus su un altro aspetto: “La riduzione del numero di occupati è stata cospicua ma tutto sommato limitata se rapportata al crollo del Pil accumulato nei primi due trimestri dell’anno”. Le statistiche, però, non bastano a fotografare l’andamento della domanda di lavoro: “Si stima che nel secondo trimestre le ore di cassa integrazione utilizzate siano state pari a ben 1 milione e 500 mila persone”.
1 milione di posti di lavoro a rischio appena sarà finito lo stop ai licenziamenti

Nei prossimi mesi, dunque, saranno le scelte politiche a determinare se e come l’Italia proverà a rialzare la testa: “Con il passare dei mesi – ha concluso De Novellis – lo stesso divieto di licenziamento può avere effetti avversi sull’occupazione, scoraggiando le imprese che stanno andando bene dall’effetuare nuove assunzioni”. Il rischio, dunque, è che il governo non trovi soluzioni alternative al prolungamento di finte panacee che, a lungo andare, possono addirittura risultare dannose. O che, semplicemente, non se ne accorga in tempo.