16 ottobre 1968 – 16 ottobre 2020

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Alle Olimpiadi di Città del Messico, durante la cerimonia di premiazione dei 200 metri piani, gli atleti statunitensi Tommie Smith e John Carlos salgono sul podio con i pugni alzati, i guanti neri (simbolo del black power), i piedi scalzi (segno di povertà), la testa bassa e una collanina di piccole pietre al collo (“ogni pietra è un nero che si batteva per i diritti ed è stato linciato”).

Un’immagine che passerà alla storia. Oggi nel campus della San Jose University, una statua ricorda quell’evento.

Nel monumento non si trova una statua ma soltanto le orme di Peter Norman, l’atleta australiano che arrivò secondo: «Io sto con voi, datemi una coccarda e la indosserò durante la premiazione. In quel momento pensai di aver fatto la cosa più giusta, fu anche per me un giorno storico e non solo per la medaglia d’argento…».

Quella coccarda l’aveva confezionata l’Olympic Project for Human Rights, un’organizzazione nata nel 1967 per protestare contro la segregazione razziale negli Usa, che aveva chiesto agli atleti di appuntarsela al petto in segno di protesta.

Le informazioni sui guanti invece sono discordanti: si narra che fu lo stesso Norman a prestarli ai due atleti neri che ne erano sprovvisti, oppure Smith che li prestò a Carlos; ad ogni modo, uno aveva il pugno destro e l’altro quello sinistro.

Norman pagò a carissimo prezzo questo gesto, venne mobbizzato dall’intera federazione australiana di atletica e quasi sempre escluso dalle competizioni, a costo di non mandare nessuno.

Oggi vogliamo salire idealmente anche noi su quelle orme, per far nostra quella protesta per i diritti dei neri, ahimè così attuale…

Soumaila Diawara