18 luglio 1345, la ricostruzione di Ponte Vecchio

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FIRENZE  – Ponte Vecchio è stato distrutto e ricostruito e non una volta sola. Il ponte più famoso del mondo (forse), il più bello (almeno per i fiorentini), sopravvissuto alle mine tedesche, non sopravvisse però alle furie del cittadino fiorentino più illustre: l’Arno. Il ponte sorge nel punto più stretto del letto fluviale, quasi un guado naturale e qui, fin dall’epoca etrusca, vi furono costruiti vari attraversamenti, prima in legno e poi progressivamente sempre più robusti fino, intorno all’anno mille, a una struttura completamente in pietra. Con ogni probabilità le piene dell’Arno, che nei secoli si sono succedute puntualmente, hanno costretto più volte i fiorentini alla ricostruzione del ponte. Quello attuale è il ripristino di quello andato distrutto nella famosa alluvione nel 4 novembre 1333, che gli storici ci raccontano come un evento eccezionalmente devastante. Il progetto, approntato da Neri di Fioravante o da Taddeo Gaddi, prevedeva una sede stradale molto ampia per ospitare il commercio delle carni e sfruttare la corrente per l’eliminazione dei residui della lavorazione e l’ampio spazio consentì così ai macellai di aggiungere alle proprie botteghe delle stanzette quasi sospese sul fiume, puntellate con pali di legno e di forme e colori diversi, dando al ponte il caratteristico aspetto che oggi lo contraddistingue e lo consegna all’assoluta unicità.