21 marzo 2021, XXVI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

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Già da ieri si sono svolte celebrazioni per incentivare la nostra battaglia di civiltà affinché venga estirpata ovunque la mala pianta della sopraffazione mafiosa, della violenza di disperati che credono di poter imporre la loro meschinità a danno del rispetto che reciprocamente gli esseri umani si debbono riconoscere.
In questo nostro paese, affetto dalla tremenda malattia di un cinismo ipocrita disposto ad accettare sempre e comunque i nostri difetti, senza mai provare veramente a lavorare su noi stessi per crescere affinché si possano “riveder le stelle”, c’è tantissimo ancora da fare, da costruire, da consigliare, perché si possa essere in pace con la coscienza in merito ai nostri doveri di solidarietà nei confronti dei nostri simili, dei nostri fratelli, di noi stessi.
L’invito allora è a stringerci nella nostra interiorità, nella nostra coscienza, domandandoci se non sia possibile fare di meglio e di più, chi scrive per primo, in virtù di un desiderio di giustizia e solidarietà che sia fondato sul riconoscimento della libertà altrui.
Le mafie rigettano giustizia e libertà, perché le mafie disconoscono la dignità di cui siamo portatori noi esseri umani. Ma al solo pensiero delle migliaia e migliaia di vittime che i boss hanno lasciato per terra, il quadro si fa chiaro.
E perché tale cambiamento avvenga, si deve investire in istruzione e cultura: la prima vittima del pensiero mafioso è lo stesso mafioso, perché calpesta ed offende la sua potenziale dignità, perché si riduce a “bruto” quando avrebbe potuto essere una stella.
Forza!