245 MORTI IN 14 MESI

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E’ il drammatico bilancio del National Zoological Park, a Delhi.
Quasi 250 animali morti da aprile 2018 a giugno 2019.
Tra loro, tre cuccioli di tigre: uno nato morto, uno sopravvissuto un solo giorno e il terzo deceduto ancora prima che aprisse gli occhi.

Lo zoo di Delhi non è considerato un lager, gli animali sono rinchiusi in spazi più ampi rispetto alle strutture in cui i detenuti sono in aree piccolissime, spesso igienicamente non idonee.
Eppure continuano a morire.

Perchè per quanto grande possa essere un recinto, per quanto un’area possa essere costruita cercando di riprodurre il più fedelmente possibile un habitat, sempre di vita artificiale si tratta.
In cattività gli animali devono rinunciare a tutto quello che riempirebbe loro la vita se fossero liberi: la ricerca del cibo, l’interazione dettata da gruppi formatisi naturalmente, la naturale stagione degli amori, lo sfuggire ai pericoli.

In libertà non sarebbero costretti a un forzato, costante e continuo contatto con l’essere umano, sia per quel che riguarda la somministrazione del cibo e la manutenzione degli spazi, che per il continuo e costante essere sotto l’occhio curioso dei visitatori.

Non sono esseri inconsapevoli, ma individui coscienti e senzienti che hanno semplicemente un aspetto e un linguaggio diversi dal nostro, un linguaggio che troppo spesso non siamo in grado di comprendere.
Non siamo nè superiori, nè inferiori: siamo semplicemente differenti.