60 anni di dati dimostrano l’aumento della plastica negli oceani

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E’ dal 1957 che il Continuous Plankton Recorder (CPR) viene rimorchiato nel Nord Atlantico e nei mari adiacenti e in oltre 60 anni di lavoro ha percorso oltre 6,5 milioni di miglia nautiche con l’obiettivo iniziale e principale di raccogliere campioni di plancton pelagico, un’attività che le navi da ricerca britanniche avevano iniziato già nel 1931. Richard Thompson e il suo team dell’International marine litter research unit dell’università di Plymouth hanno utilizzato questa mole di dati storici per in modo retrospettivo per risalire alla quantità di microplastiche (<2 mm) all’interno di campioni raccolti con il CPR lungo due transetti nell’Atlantico nord-orientale. Gli scienziati britannici dicono che «Questo studio ha indicato un aumento significativo delle microplastiche dal 1960-70 al 1980-1990, tuttavia nessuna tendenza significativa è stata osservata tra gli anni ’80 e ’90».

Il CPR è costituito da un involucro metallico sagomato a forma di siluro che racchiude una griglia e ingranaggi meccanici per raccogliere e immagazzinare il plancton, design e tecnologia così efficienti che sono rimasti gli stessi dal suo varo nel 1931. Il CPR viene trainato a circa 7 m di profondità e a 10 – 20 nodi di velocità da traghetti e portacontainer che collaborano al progetto.

Grazie a questo lavoro scientifico pluridecennale, ora gli scienziati britannici della Marine biological association e dell’università di Plymouth sono i primi a confermare, con lo studio “The rise in ocean plastics evidenced from a 60-year time series” pubblicato su Nature Communications un significativo aumento in mare aperto di prodotti in plastica come borse, corde e reti (macroplastiche) dal 1957 a il 2016. La prima borsina di plastica “pescata” dal CPR è quella che ha inghiottito al largo delle coste dell’Irlanda nel 1965.

Alla Marine biological association ricordano che «Dagli anni ’50 c’è stato un rapido aumento della produzione di plastica per una vasta gamma di usi. Mentre la popolazione globale continua ad aumentare, i rifiuti di plastica continueranno a crescere. La consapevolezza che la plastica è onnipresente e che i conseguenti impatti sulla salute devono ancora essere pienamente compresi, ha aumentato la consapevolezza riguardo alla plastica. Tuttavia, i dataset ambientali a lungo termine sui detriti di plastica (in particolare i grossi detriti di plastica) sono praticamente inesistenti».

Negli ultimi anni il numero di sacchetti di plastica raccolti nell’oceano dal CPR è diminuito, ma non è chiaro se questo sia legato ai divieti introdotti in tutto il mondo

La principale autrice dello studio, Clare Ostle della Marine Biological Association, ha sottolineato che «Ciò che rende unico questo lavoro è che siamo stati in grado di dimostrare l’aumento della plastica oceanica dagli anni ’90. I dati del censimento del Continuous Plankton Recorder evidenziano l’importanza di mantenere ricerche a lungo termine e la loro impagabile importanza per le analisi retrospettive».

Thompson conclude:: «Le quantità di rifiuti marini sono molto variabili nel tempo e nello spazio, rendendo molto difficile osservare le tendenze temporali. Nel 2004, è stata una collaborazione tra me e i miei colleghi che utilizzavano il CPR la prima primo a mostrare un aumento decennale delle concentrazioni di microplastiche negli oceani. Forse, non sorprende che le quantità di rifiuti siano in aumento, ma avere prove solide come questa è essenziale per aiutare a informare gli interventi politici a livello globale».