A cosa è legata l’intelligenza? La scienza dà risposte inaspettate!

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Genetisti israeliani hanno determinato che una attenta selezione degli embrioni può garantire un incremento del quoziente intellettivo di 2,5 punti. Tuttavia, non si può pensare di modellare un figlio intelligente con l’inseminazione artificiale.

In primo luogo, oggi mancano gli strumenti per effettuare diagnosi precise. In secondo luogo, i geni “intelligenti” potrebbero essere legati ad altri fattori non sempre univoci come la maggiore quantità di peli. Sputnik cerca di capire quali altre caratteristiche inaspettate siano legate all’intelligenza.
Intellettuali pelosi

Stando alle scoperte del ricercatore americano Aikarakudy Alias, le capacità intellettive dei soggetti maschili dotati di moltissimi peli su corpo e viso sono maggiori rispetto a quelle degli altri uomini. Lo scienziato ha preso in esame i dati di alcune centinaia di studenti di medicina e ha acclarato che fra di essi il 45% presentava una grande quantità di peli. In media nella popolazione tali soggetti rappresentano meno del 10%. I giovani con molti peli erano presenti in numero elevato anche nelle facoltà ingegneristiche. Invece, tra i tuttofare se ne registravano in quantità limitate.

Soggetti con molti peli si riscontrano anche nel Mensa, l’associazione internazionale che raggruppa persone il cui quoziente intellettivo è pari o superiore al 98° percentile della popolazione mondiale. Prendendo in esame 117 membri del Mensa, Alias ha scoperto che maggiore è il quoziente intellettivo di un soggetto, maggiore è la quantità di peli sul corpo dello stesso. I più intelligenti potevano vantare peli non solo sul petto ma anche sulla schiena.
Gli intelligenti dicono le parolacce

Capacità cognitive maggiori sono non di rado correlate a una predilezione per il lessico scurrile: questa la conclusione a cui sono giunti in maniera indipendente due gruppi di scienziati.

Inizialmente nel 2015 taluni ricercatori statunitensi hanno chiesto a 92 volontari di indicare in un minuto il maggior numero di parole che cominciano con una data lettera e poi di tenere a mente il maggior numero di parolacce. Chi ha ottenuto buoni risultati nel primo esercizio è andato altrettanto bene anche con il secondo. Donne e uomini hanno avuto risultati simili.

“Il notevole bagaglio lessicale in termini di parole sconce è indice di capacità verbali più sviluppate e non di un deficit lessicale”, hanno osservato gli autori dello studio nel 2015.

Due anni dopo alcuni scienziati della Rochester University (USA) su un campione di 1000 soggetti hanno stabilito che più alto è il quoziente intellettivo, maggiore è la frequenza con cui i soggetti imprecano, mangiano piccante a colazione e camminano scalzi in casa.
Chi ama poltrire la mattina è più intelligente

Secondo uno studio australiano, i più lenti la mattina sono di norma più intelligenti dei mattinieri. Gli esperti hanno proposto a un campione di 420 soggetti di sottoporsi a una serie di test volti a verificare la loro capacità di lettura e di calcolo, la loro memoria operativa e la loro rapidità di elaborazione delle informazioni. In tutte queste categorie hanno avuto risultati migliori coloro che prediligono andare a dormire tardi e svegliarsi tardi.

Risultati simili sono stati ottenuti anche da alcuni psicologi statunitensi che hanno studiato per 10 anni un gruppo di circa 20.000 studenti di diverse età. È stato rilevato che i più intelligenti andavano a dormire tardi e si svegliavano presto.

Secondo gli autori dello studio, questi risultati non sorprendono. Il cronotipo di chi ama dormire di più è un’invenzione tardiva dettata dal processo evolutivo: infatti, nelle comunità antiche e primitive si incontrano di rado attività notturne eseguite a cadenza regolare. Qualsiasi novità nel processo evolutivo viene utilizzata innanzitutto da soggetti con una grande intelligenza, mentre i meno intelligenti cercano di seguire i percorsi già intrapresi.

Per questa stessa ragione gli uomini con un QI elevato tradiscono meno spesso la loro partner. Durante la preistoria i soggetti maschili tentavano di avere rapporti sessuali con il maggior numero di partner per lasciare più prole possibile. Oggi questo approccio non funziona: infatti, il successo riproduttivo degli uomini non dipende più dal numero di figli concepiti. Per questo, coloro i quali detengono capacità cognitive più sviluppate riescono a controllare meglio i propri istinti.
Le persone intelligenti amano bere

Anche la predilezione per l’alcol può essere indice di grande intelligenza, confermano gli autori di tre studi. Inizialmente alcuni scienziati finlandesi che hanno studiato la vita di gemelli provenienti da circa 3.000 famiglie hanno fatto le seguenti scoperte: i bambini che avevano imparato prima degli altri a parlare, leggere e scrivere, in media facevano un uso di alcol maggiore rispetto ai loro fratelli e sorelle, una volta diventati adulti.

Il test IQ
CC0
Il test d’intelligenza più breve del mondo che quasi tutti falliscono
Stando allo studio di alcuni ricercatori statunitensi, i soggetti che a 16 anni presentavano un QI maggiore di 110 in età adulta dimostravano una importante inclinazione al bere. Lo stesso fenomeno interessa anche le donne che hanno concluso l’università.

Negli esperimenti di un gruppo internazionale di ricerca è stato osservato che i volontari con il QI più alto bevevano. E anzi in una sola volta arrivavano a bere più di quanto non facessero i partecipanti allo studio meno intelligenti.

Su questo punto sono categoricamente contrari alcuni scienziati svedesi i quali hanno analizzato i dati di circa 50.000 uomini nati tra il 1949 e il 1951. Gli scienziati hanno acclarato che più basso è il QI maggiore è l’inclinazione a bere. Inoltre, stando ai dati raccolti da alcuni ricercatori danesi, i soggetti con capacità cognitive meno sviluppate preferiscono la birra e le bevande alcoliche molto forti, mentre i più intelligenti prediligono il vino rosso.

Ad ogni modo, indipendentemente dal tipo di bevanda prescelto, non vale la pena bere troppo. Infatti, l’abuso di sostanze alcoliche porta a disturbi della memoria, demenza dopo i 60 anni e a un’aspettativa di vita più breve.