A PROPOSITO DEL DIBATTITO SUL FINANZIAMENTO DELLA POLITICA

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Il Parlamento perde ancora una volta una buona occasione per affrontare il nodo insoluto dell’autonomia della politica, di cui il finanziamento è solo una parte seppur importante, e che riguarda tanto il rapporto con l’Ordine giudiziario che con i nuovi poteri dell’economica, della finanza e della comunicazione.

Banchi dell’aula semi-deserti, timori e silenzi diffusi con la solita ipocrisia che contraddistingue le non-discussioni in materia, condannano l’Italia ad una deriva che con il passare del tempo appare sempre più irreversibile. Al dibattito seguirà il solito vile silenzio e l’inazione.

Renzi ha citato, finalmente con gran rispetto, Craxi. Ma voglio ricordare che in quei due famosi discorsi del luglio ’92 e dell’aprile ’93, il leader socialista non spese troppe parole per difendere se stesso né tantomeno fece una chiamata di correità come impropriamente viene raccontato: parlo di politica, del futuro dell’Italia e dell’Europa e pose un problema politico gigantesco, enorme, a cui ancora oggi, anche con questo ennesimo dibattito in parte inutile e in parte farsa, non viene data risposta.

La clava giudiziaria continua ad essere usata sapientemente e a targhe alterne da tutti, compresa certa politica. Mi spiace dirlo ma vale anche per Renzi che oggi, grazie ad alcuni trattamento ricevuti, rivede alcune sue posizioni del passato, ma non perdere ancora occasione per attaccare Salvini su vicende tutt’altro che politiche.

E’ quindi evidente che c’è un pezzo di sistema che vuoi per incapacità, per timore di cadere in contraddizione o perché semplicemente si sente protetto, non vuole affrontare il tema e non pronuncia parola sulla deriva giudiziaria. Sono i soliti sepolcri imbiancati che poi, magari, mettono nottetempo qualche emendamento per finanziare le loro attività para-politiche.

Stefania Craxi