A volte ritornano!

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Ebbene, nei giorni scorsi, dal vuoto spinto degli ultimi ventitre mesi di vacanza contrattuale, i lavoratori delle ferrovie hanno ricevuto dai potenti delle alte sfere sindacali la grazia di un comunicato sullo stato dell’arte delle trattative per il rinnovo del CCNL. Prima di dire del assurdo e ingiustificato ritardo con cui si avvia il confronto, della completa esclusione dei lavoratori interessati rispetto ai contenuti contrattuali, e di quanto ci sembri grottescamente ipocrita l’astratto riferimento a questi nel comunicato in questione, vorremmo porre in evidenza il perdurare del silenzio spinto sul rinnovo del Contratto Aziendale di Gruppo, che perimetra i trattamenti economici e normativi acquisiti dai ferrovieri, all’interno del CCNL, e che pure è scaduto con questo, da due anni: che ci dovremmo preoccupare di brutte sorprese sul fronte delle residue garanzie contrattuali della categoria, con l’attacco decisivo al contratto di secondo livello?

E si che l’andazzo generale non autorizza tranquillità di sorta sulle volontà padronali e la subordinazione delle centrali sindacali trattanti, che hanno fatto precedere il loro comunicato (che poco comunica) dalla cortina fumogena dell’annuncio di nuove assunzioni da parte di RFI e dell’accordo nazionale per il ricambio generazionale; come dire che la somma occupazionale è uguale a zero.

Ma alla pioggia improvvisa di queste presunte notizie scommettiamo seguirà un altro lungo periodo di siccità informativa, e tutte le domande che si potrebbero porre nell’ambito di una democratica partecipazione dei lavoratori resteranno inascoltate, e sul piano del ferro l’itinerario dell’avanzata padronale sarà assicurato.

Ci vengono moti immediati di rabbia a leggere sul quel foglio le astruse banalità sulle “ … condizioni di lavoro nelle imprese private della manutenzione”, quando è sotto gli occhi di tutti da anni, come la dinamica degli accordi nazionali e della contrattazione territoriale abbiano spianato la strada alle peggiori pratiche imprenditoriali di super sfruttamento dei lavoratori privati del settore, e di perdita di tutele e occupazione per i ferrovieri; oppure a leggere della “ necessità di rivisitazione di alcuni aspetti che attengono l’organizzazione del lavoro con la necessità di armonizzare maggiormente i tempi di lavoro a quelli di riposo”: rivisitazione di alcuni aspetti …? … Armonizzare maggiormente? Non crediamo ai nostri occhi (!);

che vedono invece come il declino delle condizioni di lavoro a cui questi sindacati stanno attivamente collaborando da anni ha prodotto sui cantieri di RFI dieci morti sul lavoro tra il 2018 e l’inizio del 2019 oltre a decine di feriti gravi;vedono che all’aumento dell’orario di lavoro a 38 ore degli ultimi rinnovi si vanno sommando (da anni, per accordi territoriali ) ulteriori esigibilità aziendali sullo straordinario e sull’incremento del lavoro notturno per far fronte alle croniche carenze di personale;vedono che nel settore della manutenzione si è attuata una catastrofica dis-organizzazione del lavoro che banalizza professionalità e responsabilità a solo vantaggio dei ricavi finanziari garantiti dal meccanismo degli appalti;vedono favoritismi aziendali nell’assegnazione degli incarichi e nello svolgimento dei rapporti di lavoro: si possono chiamare questi “ …alcuni aspetti …”, o dire che si vuole maggiore armonia tra lavoro e riposo?Riteniamo l’approccio alle questioni del settore da parte di questi sindacati come la conferma della loro collaboratività alle politiche padronali; invitiamo tutti i lavoratori interessati a diffidarli dal procedere ulteriormente sulla strada della restituzione di diritti acquisiti e a iniziare da subito un percorso di partecipazione assembleare per dare forza alla necessaria inversione di tendenza nei rapporti di forza con il padronato e il management del settore stesso, con rivendicazioni di miglioramento effettivo; a partire dalla riduzione dell’orario di lavoro.

UNIONE SINDACALE DI BASE Lavoro Privato – Attività Ferroviarie