Abitavamo ancora in corso Buenos Aires, al numero civico 66

0
80

La domenica sera venivano a trovarci gli zii. Era la primavera del 1930, arrivarono con un pacchetto di dolci Alemagna. Mio padre quasi si offese: «Ma come, siete nostri ospiti e portate voi i dolci…». Loro spiegarono: «Eh no, bisogna festeggiare l’Inter che ha sconfitto il Milan nel derby. Noi in queste occasioni facciamo sempre festa». Ufficialmente era l’Ambrosiana, ma loro la chiamavano Inter. Per la prima volta sentivo parlare di Inter e Milan”.

“Servire sempre e solo l’Inter” la sua missione.
Ironico e pungente verso i nemici sportivi di una vita, Milan e Juventus, sempre elegante e mai sgarbato, nutriva un amore viscerale per la sua Inter e per un giocatore in particolare, quel Fenomeno i cui dribbling al portiere prima di depositare la palla in rete lo facevano letteralmente “gasare”.
“Chiedo scusa ai miei genitori, ma in mezzo alla foto di loro due io porto sempre quella di Ronaldo”.

Celeberrime, immortali, le sue punzecchiature..
“Se stringo la mano a un milanista mi lavo le mani, se stringo la mano a uno juventino mi conto le dita”.
“Il mio sogno? L’Inter batte la Juve a tempo scaduto con un gol in fuorigioco o con la mano. Meglio se in fuorigioco e con la mano.”

“Prima di morire mi faccio la tessera del Milan, così sparisce uno di loro”. Chissà se lo avrà fatto veramente..
Il 12 dicembre 2001 ci lasciava il Principe del foro meneghino, l’Avvocato “Peppino” Prisco.

Il Presidente onorario della Juve Giampiero Boniperti lo ricordò così: “Più che un rivale, l’Avvocato Prisco fu un grande compagno di viaggio in un calcio romantico che oggi non esiste più. Difensore straordinario della sua Inter che aveva nel cuore, con stile e ironia sapeva trasformarsi in attaccante: pronto alla battaglia dialettica, ma sempre con classe e in guanti bianchi”.

Il calcio che ci manca. ♥️

fonte: skysport.it    calcio totale facebook