Afghan papers: per 18 anni l’opinione pubblica americana è stata ingannata da governo ed esercito sulla guerra in Afghanistan

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Un lavoro impressionante del Washington Post, dopo tre anni di battaglia legale, svela la verità sulla guerra in Afghanistan. Così come i Pentagon Papers svelarono la verità sulla guerra in Vietnam.

Per 18 anni l’opinione pubblica americana è stata ingannata da governo ed esercito sulla guerra in Afghanistan portata avanti dagli Stati Uniti d’America.

Dichiarazioni false e prove nascoste per evitare di dover ammettere che il conflitto iniziato nel 2001 fosse ormai divenuto impossibile da vincere. Una guerra che ha fatto oltre 150mila morti di cui 47mila civili.

Il Wapo ha pubblicato documenti che includono più di 2000 pagine di note, trascrizioni, registrazioni audio inedite di interviste con funzionari governati che hanno avuto un ruolo diretto nella guerra (politici, comandanti, diplomatici) intervistati dall’Ufficio dell’ispettore generale per la ricostruzione in Afghanistan

In queste dichiarazioni riservate vengono elencati i principali fallimenti della guerra in Afghanistan e si sottolinea come tre presidenti americani – George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump – e i loro comandanti militari non siano stati in grado di mantenere le promesse di vittoria.

I documenti contraddicono così tutta una serie di dichiarazioni pubbliche di presidenti, comandanti militari e diplomatici statunitensi, fatte negli anni, con cui si assicurava agli americani, anche con statistiche falsificate, che in Afghanistan si stavano facendo progressi e che per questo si trattava di una guerra che valeva la pena combattere.

L’intervista a Michael Flynn, il direttore dei servizi segreti dell’International Security Assistance Force [ISAF] in Afghanistan da giugno 2009 a ottobre 2010, è particolarmente devastante.

Descrivendo un “pregiudizio di positività” nel riferire a Washington, Flynn concluse che il “quadro roseo” che veniva riportato a tutti i livelli dall’Afghanistan era totalmente falso, e condannò la “mancanza di coraggio nel governo da parte dei funzionari più alti in grado di dire la verità ”. “Per un po ‘[i successi operativi su base quotidiana] forse mi facevano sentire bene, ma dopo il 2006, per me, era in realtà irrilevante perché stavamo solo uccidendo così tante persone e non faceva alcuna differenza”.