AK-47 Kalashnikov, fucile d’assalto

0
72

AK-47 Kalashnikov, fucile d’assalto
di Gordon L. Rottman

120 pagine illustrate con stampa a colori, 14 euro
In uscita il 2 Aprile 2020. Odoya edizioni

La storia sociale di alcuni oggetti rivela molto più di quella di altri, questa breve storia “fenomenologica” del Kalashnikov è incredibilmente rivelatoria. Primo titolo della nuova sotto-collana Odoya composta da libri che fanno luce su un unico argomento in meno di 140 pagine illustrate (stampati a colori su carta patinata), AK-47, tradotto dall’oxfordense Osprey Publishing e pubblicato per la prima volta in italia, è un lavoro veramente eccezionale.
Nato dall’esigenza di esplodere proiettili di media grandezza che non avessero un fastidioso e pericoloso rinculo, l’Avtomat Kalashnikova obraztsa 1947 goda fu pensato e disegnato negli anni Quaranta da Mikhail Timofeyevich Kalashnikov e da sua moglie, esperta di design, con la finalità di “proteggere la patria dai fascisti”.
Il 10 gennaio 1948, questo fucile automatico rivoluzionario fu selezionato tra altri concorrenti e divenne l’arma delle truppe sovietiche. Dagli anni Sessanta in poi fece il suo ingresso sulla scena globale: la produzione, che non prevedeva royalities ed era soggetta a reverse engeneering, incrementò esponenzialmente e cominciò ad essere sinonimo di antimperialismo.
Leggero, economico, semplice da usare e molto maneggevole, il kalashnikov con i suoi accessori può abbattere un elicottero (vedi il caso del Black Hawk statunitense in Somalia nel 1993), essere utilizzato con un silenziatore (per es. dal KGB) o sollevare un temibile rumore di pioggia di pallottole in funzione di deterrenza. Resiste all’acqua, alla sabbia, al freddo e al caldo estremi, il suo utilizzo è estremamente intuitivo. Sarà per queste sue caratteristiche che lo si ritrova in momenti clou della storia: imbracciato dai soldati dei paesi del patto di Varsavia, dai mujahiddeen afgani, una sua variante è stata usata dall’esercito cinese, i vietnamiti se ne servirono nella guerra contro gli USA, gli egiziani nella guerra dei Sei Giorni (1967), ne dispongono le milizie dei numerosi signori della guerra degli stati africani, i Libanesi nella Seconda guerra del Libano (2006), ma anche i sandinisti e le FARC sudamericani. È inoltre apprezzato ai giorni nostri e dalle gang statunitensi. L’autore descrive dati tecnici, fatti e misfatti del fucile automatico il cui prezzo sul mercato è indicativo per comprendere dove avverrà un colpo di stato!
La terribile arma che ha scatenato una vera e propria “cultura del Kalashnikov”, riportata su bandiere e monete, addobbata a volte con nastri e colorata dai giovani africani finalmente non ha più segreti.

GORDON L. ROTTMAN è entrato nell’esercito americano nel 1967 come volontario per le forze speciali, completando l’addestramento come specialista nell’uso delle armi. Ha prestato servizio nel quinto gruppo delle forze speciali in Vietnam dal 1969 al 1970 e successivamente in missioni di fanteria aerea, pattugliamento a lungo raggio e di intelligence, fino al ritiro dopo ventisei anni di servizio. È stato per dodici anni sceneggiatore di scenari delle Forze Operative Speciali presso il Joint Readiness Training Center. Attualmente lavora come scrittore freelance e vive in Texas.