Al via il “cantiere” Irpef

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Si apre ufficialmente il cantiere per la riforma dell’Irpef. Mentre cerca la sintesi nella maggioranza sul primo assaggio di taglio delle tasse che già da luglio interesserà i dipendenti con redditi medio-bassi il governo guarda anche alla vera sfida della riduzione generalizzata del peso del fisco, da attuare con una legge delega che, per non fare saltare gli equilibri della finanza pubblica, dovrà inevitabilmente mettere mano anche al sistema di deduzioni e detrazioni che oggi accompagnano l’Irpef. Non solo, bisognerà anche, va in pressing Italia Viva, superare una volta per tutte il meccanismo delle clausole di salvaguardia Iva (20 miliardi sul 2021), che ormai da anni zavorrano i conti pubblici. Il primo passo sarà comunque la distribuzione dei tre miliardi appostati con l’ultima manovra per “la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti”. Lo strumento potrebbe essere quello del decreto legge, come successo anche per attuare il Reddito di cittadinanza e Quota 100, che l’esecutivo punta a varare già prima della fine di gennaio: se è certo che il taglio partirà da metà anno ancora si sta valutando se, almeno per il 2020, distribuire gli aumenti in busta paga mese per mese o in una unica soluzione, così come non è ancora certo che il bonus venga trasformato in detrazione almeno per i redditi oltre i 20mila euro. Da un lato l’intervento rafforzerà il bonus Renzi, che dovrebbe arrivare a 90-100 euro al mese per chi già lo percepisce, dall’altro abbasserà le tasse per una cifra equivalente anche a chi ha redditi tra i 26mila e i 35-40mila euro, oggi esclusi, sempre con decalage oltre una certa soglia. Oggi il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dopo aver incontrato separatamente prima la sua vice M5S Laura Castelli poi l’altro vice, il dem Antonio Misiami, insieme ai sottosegretari Pierpaolo Baretta (Pd) e Maria Cecilia Guerra (Leu), vedrà anche Luigi Marattin per Italia Viva, prima di presentare la proposta giallorossa venerdì ai sindacati a Palazzo Chigi. Iv finora si è mostrata fredda rispetto al taglio del cuneo, perché più interessata a provare a dare le carte quando al tavolo si parlerà della riforma dell’Irpef. Per i renziani il sistema va ripensato da zero, non limitandosi a una semplice manutenzione che porti magari da 5 a 3 le aliquote (cuore della proposta M5S). Soprattutto, per Italia Viva, bisogna trovare il modo di uscire dalla ‘trappola’ delle clausole di salvaguardia. Un passaggio, però, difficilmente attuabile senza revisione dell’Iva, almeno dei beni ad aliquota agevolata. Il tempo c’è per fare bene calcoli e simulazioni e scegliere il modello di intervento (c’è anche il sistema ‘alla tedesca dell’aliquota ‘continua’ che piace a Leu), dicono tutti i partiti che sostengono il governo Conte. E la dote dei 5 miliardi per il taglio del cuneo già finanziata per il 2021 potrebbe essere una base di partenza. I progetti del governo dovranno comunque fare i conti con il quadro macroeconomico che nel 2020 non si presenta particolarmente roseo, soprattutto, secondo S&P Global Ratings, a causa del “rallentamento del commercio globale che sta impattando sulla domanda estera”. Per l’agenzia di rating il Pil
nel 2020 si fermerà a un +0,4%, contro il +0,6% previsto dal governo. Ma Gualtieri resta ottimista, anche perché le stime di crescita del 2019 sono “leggermente migliori delle previsioni: pensavamo di avere crescita zero o 0,1, ora pensiamo di arrivare allo 0,2%. Nel 2020 possiamo fare meglio” dello 0,6% previsto.