Alberto Bonisoli. Al MIBAC qualcosa si muove

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Pubblichiamo di seguito il testo completo dell’intervista al Ministro Bonisoli pubblicata oggi sul Corriere della Sera (con titolo decisamente fuorviante), e firmata da Paolo Conti. La pubblichiamo perché ricca di informazioni rilevanti, ben oltre e ben più del Lisippo del Getty.
I commenti sarebbero tanti, troppi: li lasciamo a voi e vi invitiamo alla lettura integrale.

Ministro Bonisoli, quanti musei perderanno l’autonomia? Le voci si rincorrono, oggi c’è Consiglio dei ministri…
«Leggo da giorni, con imbarazzo, commenti anche autorevoli su ciò che ancora non esiste. La verità è che, entro il 30 giugno, occorre mettere a punto la riorganizzazione del ministero dopo lo “spacchettamento” del Turismo. Quando sono arrivato ho trovato una situazione ideologizzata pro o contro la riforma Franceschini. Io ho ascoltato tutte le componenti interne ed esterne, inclusi sindacati e associazionismo e ho raccolto preziose indicazioni».

Ma cosa accadrà con la riforma di oggi?
«Prima novità. Nasce una struttura ministeriale amministrativa per i contratti. Non per riaccentrare tutto, ma un impegno di decine di milioni di euro richiede una professionalità diversa da quella necessaria per poche migliaia. Decideremo presto sulle soglie di spesa. Seconda novità. I segretariati regionali verranno semplificati e indirizzati verso la contrattualistica. Il nostro ministero non sa spendere anche quando i fondi ci sono: e si perdono risorse preziose».

E l’autonomia del Parco dell’Appia antica, di Villa Giulia a Roma, delle Gallerie dell’Accademia a Firenze?
«Tutto questo riguarderà l’autunno e non oggi. Ma i musei autonomi non diventeranno fondazioni, resteranno parte del patrimonio dello Stato, i consigli di amministrazione spariranno, sono inutili duplicazioni, mentre andranno rafforzati i comitati scientifici che gli stessi direttori dovrebbero poter scegliere in parte».

Torno alla domanda: addio all’autonomia di questi musei?
«Io sono il ministro che ha affidato ai direttori il potere di decidere sulle giornate gratuite. Figuriamoci se pianifico la fine dell’autonomia. Ma credo che Villa Giulia dovrà essere accorpata a Cerveteri per realizzare un itinerario etrusco completo, che il Polo del Lazio vada diviso tra una realtà romana e una regionale, che l’Appia Antica non sia una realtà museale ma un Parco archeologico da mettere in dialogo con quello di Roma… Resta intatta l’autonomia scientifica».

E un direttore appena nominato come Simone Quilici all’Appia Antica? E Le Gallerie dell’Accademia che hanno ottenuto grandi risultati a Firenze?
«Ripeto. È tutto ancora da decidere. Preferirei parlare dei trenta dirigenti in più che otterremo in Finanziaria, e certo non a costo zero, per rinforzare la macchina del ministero. Non vedo problemi per il posto di lavoro di chi ha vinto un concorso… E se a Firenze in futuro ci sarà un posto da direttore in meno, fatta salva l’autonomia, non cadrà il mondo. Aggiungo un altro tema: la vocazione di soprintendente è diversa da quella di direttore di museo, le competenze sono necessariamente diverse, e questo dovrà essere chiaro. E poi troppo spesso le biblioteche sono state messe in penombra. La splendida Braidense verrà per esempio staccata da Brera e avrà la sua autonomia».

Ci sono, si dice, novità anche per la politica dei prestiti: non saranno più solo i singoli direttori dei musei a decidere ma ci sarà un coordinamento. È così?
«Non mi sembra normale che io vada al Louvre e debba chiedere a quel museo quali opere siano in arrivo dai musei italiani… Ne va dell’immagine dell’Italia, credo. È persino una questione di buonsenso».

E le restituzioni che l’Italia attende da grandi istituzioni museali straniere e da privati?
«Sono molto, molto ottimista sul caso del Vaso di Fiori del pittore olandese Jan van Huysum, rubato dai nazisti agli Uffizi nella Seconda Guerra Mondiale e oggi in Germania. Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che è tedesco, lo aveva chiesto a gran voce. Siamo in stretto ed ottimo contatto col governo di Berlino. Siamo a un passo, ma proprio a un passo, da un’alba radiosa».

E il Lisippo al Getty?
«Il Lisippo deve rientrare in Italia. Il Getty Museum ha fatto sapere che ricorrerà alla Corte europea dopo che la Cassazione ha confermato l’istanza di sequestro del giudice di Pesaro, Giacomo Gasparini. Noi andiamo avanti senza esibizioni muscolari ma con coerenza difendendo la dignità del nostro Paese. Abbiamo anche segnalato altri casi di pezzi non precisamente di chiara origine: il Getty ha dato la sua disponibilità ad approfondimenti. Qui torna il nodo dei prestiti: se il ministro dialoga col Getty sul Lisippo, è bene che un museo non si muova sugli scambi come una realtà autonoma».

Infine il nodo del rapporto con i privati. Vedremo altri grandi matrimoni allestiti a Caserta per «fare cassa»?
«Arriveranno linee guida chiare e uniformi per tutti i musei proprio per evitare eccessi ed eliminare quel caos che spesso si vede in questo campo…».