Alessandro Meluzzi: “Solo FdI e Lega possono dare una sponda sicura all’Italia”

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ll rapporto tra scienza e fede, la figura di Papa Francesco, la politica e l’idea che “nello scenario politico attuale solo una grande alleanza tra la Lega e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni può offrire al Paese una sponda sicura”. Alessandro Meluzzi, psichiatra, criminologo, saggista, accademico e religioso italiano, con un passato da parlamentare di Forza Italia e una presenza costante nella tv nazionale, ne parla con il Secolo, ricordando che “una visione nazionale, sovranista, liberale democratica” è l’unica che può “sottrarre l’Italia al ricatto” di “un’Europa e un mondo governati dalle banche, invece che dai popoli”.

Dottor Meluzzi, come può uno psichiatra conciliare fede e scienza?
Come diceva Pasteur, un pò di scienza allontana dalla fede ma molta scienza, che include anche gli aspetti di mistero e di incomprensibilità che sono legati al funzionamento stesso del pensiero della mente, riapre un orizzonte di trascendenza e di senso spirituale. Infatti, poiché noi conosciamo attraverso la ragione e il linguaggio e poiché la ragione e il linguaggio conoscono se stessi come guardandosi in uno specchio, la dimensione della conoscenza razionale dell’umano è per sua stessa natura incompleta. Conoscere in modo assoluto e totalizzante e meccanico sarebbe come pensare di sollevarsi da terra tirandosi su con le stringhe o per il codino, come il Barone di Munchhausen. Come ben si vede, questo cortocircuito riapre un orizzonte che esclude non la fede bensì una visione meccanica, materialista, in modo astratto e ingenuo della realtà.

Cosa ne pensa di Papa Francesco?
Ritengo che Papa Francesco rappresenti nella storia della Chiesa il tentativo di incontrare la dimensione del moderno e del post-moderno umano. C’è nel suo linguaggio e nel suo modo di esprimersi un eccesso di dimensione che fa pensare alla teologia della Rivoluzione dell’America Latina, un eccesso di politica e una visione globalista del mondo che ricorda troppo da vicino le impostazioni di Soros e del grande globalismo finanziario. Ciò detto, probabilmente si tratta di un accidente nella storia della Chiesa, legato anche alle modalità con cui il pontificato di Papa Benedetto XVI si è concluso in modo traumatico, ammesso e non concesso che si sia trattata di una legittima conclusione sia sul piano canonico che su quello teologico.

In merito ai pedofili pensa ancora che non debbano essere incarcerati?
Penso che i pedofili debbano essere assolutamente puniti sia dalle leggi dello Stato che dalle leggi canoniche. Esiste un’incompatibilità assoluta tra la pedofilia e ogni pratica dell’umano, figurarsi dell’ecclesiastico. Ritengo, quindi, che valga il paradigma evangelico secondo cui “meglio per loro legarsi una macina di mulino al collo e si buttino nelle profondità del mare”.

Come mai ha deciso di entrare in politica?
Decisi di entrare in politica perché mi sembrava che una finta rivoluzione come quella di Tangentopoli stesse cancellando dalla Storia grandi partiti democratici e anti-comunisti, almeno nel senso che si poteva attribuire all’epoca a questo concetto, come la Democrazia Cristiana o il Partito Socialista. Ritengo, tutt’ora, che quell’entrata in politica avesse il significato di riaffermare i valori generali quali la libertà, le garanzie costituzionali e soprattutto la capacità di autogoverno sovrano di un popolo, tema che oggi rimane aperto.

Nello scenario politico attuale, secondo lei, chi potrebbe, “ancora oggi”, prendere le redini della politica italiana e dare così una sterzata a questo Paese che sembra essere alla deriva?
Nello scenario politico attuale soltanto una grande alleanza tra la Lega di Salvini e i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni può offrire al Paese una sponda sicura. Una sponda che includa una visione nazionale, sovranista, liberale, democratica che sottragga l’Italia al ricatto e alla pesantezza d’una visione puramente finanziaria di un’Europa e di un mondo governati dalle banche e dalle finanziarie, invece che dai popoli.

Alessandro Meluzzi come immagina la sua vita dopo la morte?
Immagino la vita dopo la morte come un incontro con Cristo. Un incontro amorevole che non ha bisogno dello spazio e del tempo, che sono le precondizioni kantiane con le quali le nostre menti leggono la realtà. Purtroppo, come dicevo prima, la nostra mente non è in grado di pensare a se stessa e alle funzioni dell’Io al di fuori delle appercezioni del tempo e dello spazio. La morte, che esce da questo vincolo, ci predispone a una dimensione dell’essere diversa e inimmaginabile rispetto a quella della nostra coscienza e dell’autocoscienza ordinaria. L’essere è soltanto ciò che reliquia quando perdiamo le dimensioni dello spazio e del tempo.