Alitalia, attesa per il nuovo piano

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Si terrà mercoledì prossimo, e non domani come inizialmente previsto, l’incontro tra la ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli e i sindacati di categoria. Un lieve slittamento, dunque, riferiscono fonti sindacali, per un appuntamento atteso che servirà a fare il punto sullo stato dell’arte del dossier Alitalia e sull’intero settore del trasporto aereo. Alla riunione, che si svolgerà in videoconferenza a partire dalle 12, sono state convocate le sigle di categoria confederali mentre non sarebbero state chiamate le associazioni professionali di settore. Per martedì 4, invece, è in agenda un altro incontro al ministero del Lavoro per un’altra vertenza che scotta, quella di Air Italy. Per l’occasione, i sindacati hanno indetto una manifestazione che si svolgerà davanti al dicastero di Via Veneto.

Appuntamenti, in piena estate, che danno il polso di quanto siano caldi e urgenti i dossier aperti. Su Alitalia l’attesa è soprattutto incentrata sul nuovo piano industriale al quale stanno lavorando da settimane gli advisor, il Governo e i nuovi vertici designati della newco, l’ad Fabio Lazzerini e il presidente Francesco Caio. Piano che indicherà la rotta sulla quale viaggerà la newco, per la quale si attende il decreto per la sua costituzione e che, nella sua architettura societaria, vedrà una holding alla quale faranno capo tre asset operativi, volo, manutenzione e handling.

Un punto fermo del piano sembra essere quello relativo alla flotta. La nuova Alitalia partirà con 70 aerei che andranno a coprire un network concentrato soprattutto sul breve-medio raggio. Questa impostazione andrebbe ad assecondare il trend di ripresa del traffico aereo, che, come ha evidenziato proprio nei giorni scorsi la Iata, risalirebbe la china, dopo la paralisi imposta dal lockdown, proprio sul breve-medio raggio. Fermo restando che il ritorno del traffico complessivo ai livelli pre Covid non avverrà prima del 2024 (rispetto all’iniziale previsione del 2023), l’organizzazione internazionale del trasporto aereo stima che il recupero avverrà più velocemente in questo di corto raggio rispetto al lungo raggio con il numero dei passeggeri che aumenterà più del traffico misurato in rpk (revenue passenger kilometers). In questo segmento il ritorno a livelli pre-covid è previsto nel 2023.

Ma, in questo scenario, il punto è capire se la nuova Alitalia, più piccola e più concentrata sul medio raggio, sarà abbastanza forte e agguerrita per competere con le grandi compagnie low cost che ormai da anni hanno preso d’assalto e conquistato il ricco mercato italiano. I numeri contenuti dal Rapporto annuale dell’Enac 2019 vedono Ryanair al primo posto nella classifica dei vettori operanti in Italia con un traffico complessivo cresciuto del 7% a 40,5 milioni di passeggeri doppiando quasi Alitalia che, invece, ha registrato una flessione dell’1% con 21,7 milioni. Va detto che l’ex compagnia di bandiera è ancora al primo posto per il traffico nazionale, 11,8 milioni di passeggeri, insidiata sempre da Ryanair con 11,2 milioni di passeggeri.

Se la domanda è aperta per il futuro, dal passato arrivano risposte certe. Ad esempio, il volo del piano Fenice dell’Alitalia della cordata tutta italiana, cominciato nel 2009 e terminato nel 2014, non ha portato molto lontano: Alitalia Cai che puntava a rafforzarsi proprio sul domestico e sull’internazionale ha dovuto fare i conti non solo con la concorrenza delle low cost ma anche con l’arrivo dell’alta velocità che ha segnato una rivoluzione nella mobilità del Paese.

E poi a domanda si aggiunge domanda: in prospettiva, quando il traffico riprenderà anche sul lungo raggio, il segmento di mercato più remunerativo, come si collocherà Alitalia con un flotta ridimensionata di lungo raggio. E’ evidente che un piano ‘stand alone’ non può reggere e diventa cruciale il tema dell’alleanza. E c’è chi osserva che il decollo della nuova compagnia con 70 aeromobili risponderebbe al disegno del vecchio piano Lufthansa.

Nevralgico è il nodo dell’occupazione. Settanta aerei significano meno dipendenti. Il calcolo è che i lavoratori della nuova compagnia dovrebbero essere 7-7500. Il Governo ha assicurato che non ci saranno tagli. Secondo alcune fonti interpellate, chi non entrerà nella nuova Alitalia dovrebbe rimanere nella bad company con la copertura di ammortizzatori sociali e con la possibilità di una ricollocazione in altre società. Ed è su questo che i sindacati chiederanno chiarimenti e certezze.

Ma, non da ultimo, la nuova rotta di Alitalia passa anche da Bruxelles. La Ue ha chiesto discontinuità alla nuova compagnia per autorizzarne il decollo. La risposta dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. Un altro tassello che rende ancora più caldo l’agosto della compagnia.