ALITALIA, DECOLLI ANCHE DA QUI IL RITORNO ALLO STATO

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Finalmente si sta concretizzando la decisione che ho sostenuto da anni e in tutte le sedi: la nazionalizzazione di #Alitalia, uno dei temi che mi ha vista maggiormente impegnata come portavoce M5S in Commissione Lavoro alla Camera nella precedente legislatura.

È vero: a mali estremi, estremi rimedi. Ma con una nuova consapevolezza e capacità di visione: #nazionalizzare la compagnia di bandiera non vuol dire farne un carrozzone ripetendo gli errori del passato ma valorizzare competenze e risorse all’interno di una gestione in cui è l’interesse pubblico, non quello privato, a dettare la linea.

Parte anche da qui, ovvero da uno degli asset strategici del comparto produttivo #MadeinItaly, quel processo di riappropriazione da parte dello Stato dei #servizipubblici e beni comuni che l’emergenza attuale ha portato di nuovo alla nostra attenzione.

D’altronde se anche una Compagnia aerea come Lufthansa, che ha chiuso il 2019 con un utile netto di 1,2 miliardi di euro, ha dovuto mettere a terra 700 dei suoi 763 aerei, la dice lunga sulla crisi che sta attraversando l’intero trasporto aereo mondiale a causa dell’epidemia da coronavirus. Lo stesso Governo tedesco non ha esitato a dichiarare di essere pronto anche alla nazionalizzazione pur di salvare la sua storica Compagnia di bandiera.

Non voglio rimarcare i miei numerosi interventi su Alitalia di questi anni, in particolare sugli errori fatti anche dal precedente governo nel non aver, ad esempio, immediatamente rimosso la terna commissariale, oggi sotto inchiesta, e provveduto a recuperare gli asset strategici (vedi gli slots dell’aeroporto di Heathrow e Carta Millemiglia finite in mano arabe), su cui si poteva intervenire con Cassa Depositi e Prestiti essendo beni altamente remunerativi.

Per non parlare di una mancata vera e incisiva lotta ai costi aziendali fuori controllo agli sprechi a partire dai super stipendi dell’executive board non giustificati considerando lo stato della Compagnia aerea. A chi mi dice che non si possono toccare gli stipendi dei vertici aziendali, in quanto vi sono contratti nazionali da rispettare, invito loro a vedere cosa hanno fatto i manager di Lufthansa per andare incontro alla loro azienda in questo momento di crisi: si sono tutti immediatamente tagliati del 20% i loro stipendi.

Questo significa credere nella propria Azienda e non come hanno fatto tutti coloro che in Alitalia, a fronte di una perdita giornaliera di due milioni di euro, non esitavano ad erogarsi bonus e benefit di ogni tipo. Ma su questo capitolo sta indagando la Procura e non voglio entrarci.
Quello che mi preme sottolineare è che la nuova Alitalia non sarà un nuovo carrozzone pubblico. In primis è molto positiva la decisione del Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, di coinvolgere nella gestione della nuova Alitalia gli stessi dipendenti, in modo che possano non solo farsi carico degli oneri, a cui sono sempre stati chiamati in tutti questi anni, ma partecipare anche alle strategie complessive della compagnia, così come prevede da sempre la proposta 5stelle per salvare la compagnia.

Apprezzo inoltre la decisione di limitare la presenza pubblica alla sola quota maggioritaria della Compagnia per consentire l’ingresso nel capitale a soggetti che apporteranno valore aggiunto.
Alitalia infatti ha ancora un suo forte appeal se consideriamo che continuano a pervenire manifestazioni di interesse per l’intero perimetro aziendale: ben 8 le manifestazioni nell’ultimo bando, tra cui quella del magnate German Efromovich e la compagnia americana US Aerospace, che ha già rilevato il 49% della fallita Wow Air Islandese. Ma più di tutte risultano interessanti le proposte di Almaviva, gruppo da 45mila dipendenti leader italiano nell’information & communication, che sta promuovendo una cordata con altre società italiane del settore perché crede fermamente in Alitalia, e di Atitech, società di Napoli leader nella manutenzione di aeromobili, interessata appunto al comparto della manutenzione.

Questo dimostra che in Italia non esistono solo “capitani coraggiosi” che, non capendo nulla di trasporto aereo e aviazione civile, pensano di fare una lucrosa speculazione finanziaria ma esistono imprenditori del settore che credono sia possibile una nuova Alitalia. E a queste persone va tutto il mio apprezzamento.

In un momento di #crisi mondiale del #trasporto aereo non è tempo di disquisire sul dimensionamento aziendale, come già stanno facendo alcune sigle sindacali.

E’ invece il momento di costruire #sinergie pubblico private per dare al nostro Paese un vettore aeronautico di primaria importanza mondiale. Come ben sta facendo il Governo nazionale ritengo opportuno che anche la #RegioneLazio si faccia promotore di queste sinergie trattandosi della più importante azienda della Regione, con un importante comparto occupazionale su territori come #Fiumicino. Per questo auspico alla ripresa dei lavori, che il dibattito su Alitalia trovi spazio anche in Consiglio regionale.                                                                                                                                     Roberta Lombardi