Alitalia, è partito il countdown

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La deadline è il 30 aprile, e ormai manca una settimana esatta alla scadenza del termine per presentare l’integrazione dell’offerta ai commissari di Alitalia. La cordata guidata da Ferrovie dello Stato è ancora da costruire, le sorti dell’ex compagnia di bandiera rimangono avvolte nell’incertezza. E nessun chiarimento è arrivato dall’ultimo incontro, che si è tenuto giovedì 18 aprile, tra i sindacati e i commissari straordinari dell’aviolinea. Il governo professa ottimismo (anche se aumentano le fibrillazioni tra i due partiti che compongono la maggioranza), ma la realtà è che la nuova compagine societaria ancora non c’è. Anche la pazienza di lavoratori e sindacati sta per finire: per la fine del mese, appunto, si attende il piano industriale di Fs, altrimenti si avvierà una forte mobilitazione.

“Enorme preoccupazione rispetto al piano industriale che ancora non conosciamo”. Questo il commento del segretario nazionale della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito, al termine dell’incontro informale con i commissari che si è tenuto giovedì 18 a Roma. “In un clima sereno i commissari ci hanno riferito che in cassa ci sono 484 milioni di euro, più i depositi, che nell’insieme garantiscono i prossimi mesi e l’estate”, ha detto l’esponente sindacale. Sul piano industriale, invece, i commissari non hanno riferito “per ragioni di riservatezza”, ma “nei prossimi giorni potremmo avere delle novità: qualora non dovessero arrivare entro il 30 aprile, mobiliteremo tutti i lavoratori”.

Pronta alla “mobilitazione a maggio” è la Uiltrasporti. “La politica pensa – spiega il segretario generale Claudio Tarlazzi – che con il completamento del quadro azionario tutti i problemi siano risolti. Occorre invece un piano di investimenti che aumenti il perimetro dell’azienda soprattutto sulla flotta, altrimenti non aumenteranno i ricavi e il livello di penetrazione nel mercato. Siamo pronti alla mobilitazione a maggio se il governo non presenterà il piano per il futuro della compagnia”. Forte apprensione esprime anche la Fit Cisl. “Il tempo passa, la cassa si consuma, il piano industriale per il rilancio tarda ad arrivare visto che l’operazione di ricerca del partner industriale non si è ancora perfezionata”, argomenta il leader Salvatore Pellecchia: “Continuiamo a ripetere che ormai da tempo tocca al governo, che non può lasciare la responsabilità di una partita così grande solo alle Ferrovie dello Stato, che sono state risanate non molto tempo fa”.

Nel capitale azionario della nuova Alitalia entreranno sicuramente le Ferrovie dello Stato, la cui offerta è stata annunciata il 31 ottobre scorso, che intendono acquisire non più del 30 per cento. Il partner industriale individuato è l’americana Delta Airlines, che ha confermato l’adesione per il 15 per cento della compagnia. Un altro 15 per cento dovrebbe provenire dal ministero dell’Economia, che utilizzerebbe (come è scritto nelle bozze del cosiddetto “decreto crescita”) i proventi per gli interessi (stimati in 145 milioni di euro) sul prestito-ponte di 900 milioni concesso ad Alitalia dopo il commissariamento del 2 maggio 2017. Sommato tutto, si arriva al 60 per cento del capitale. Manca dunque un 40 per cento, pari a una cifra di circa 900 milioni di euro.

In questi cinque mesi e mezzo dall’offerta di Fs non si sono fatti avanti nuovi investitori. Dopo i no di Poste Italiane, Cassa depositi e prestiti, Leonardo, Fincantieri e molte altre società a entrare nel capitale azionario di Alitalia, è arrivato anche quello di Atlantia (holding della famiglia Benetton), su cui si erano appuntate le speranze del governo. “Non c’è nulla, il Consiglio di amministrazione non ha mai affrontato il tema”, ha detto giovedì 18 l’amministratore delegato Giovanni Castellucci, rispondendo alle domande degli azionisti nell’assemblea della società. “Siamo azionisti dell’hub nel quale Alitalia opera (Aeroporti di Roma, ndr), speriamo che la compagnia venga rilanciata, salvata, ristrutturata per poter competere”, ha aggiunto: “Ma abbiamo talmente tanti fronti aperti che aprirne uno ulteriore, e non di bassa difficoltà, sarebbe particolarmente complesso: uno in più, in questo momento, non ce lo possiamo permettere”.

Una buona notizia però c’è: i ricavi dal traffico passeggeri sono in aumento. Nel primo trimestre di quest’anno la compagnia ha registrato una crescita del fatturato dell’1,4 per cento rispetto al medesimo periodo del 2018. Marzo è stato il sedicesimo mese consecutivo di incremento dei ricavi passeggeri. Un risultato particolarmente significativo, perché si confronta con il primo trimestre 2018 che aveva già visto un +6,4 per cento di crescita del fatturato rispetto al primo trimestre 2017. A spingere in alto i ricavi nei primi tre mesi del 2019 è stata soprattutto l’ottima performance del settore intercontinentale (+4,3 per cento rispetto al 2018), cui si è aggiunto il buon risultato del settore cargo (+1,9 per cento), con un incremento dei ricavi complessivi pari al 2,7 per cento.