ALITALIA MIGNON: UNO SCHERZO O UNA CAMBIALE DA PAGARE?

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Non avevamo intenzione di commentare le numerose indiscrezioni pubblicate puntualmente sul futuro di Alitalia, ma quella uscita ieri è la prima che esplode dopo la nomina del duo Lazzerini/Caio e pare addirittura sia stata visionata dalla commissione europea.
Un’ipotesi di flotta di 70 aerei, per di più essenzialmente di medio raggio, sembra uno scherzo di cattivo gusto anche e soprattutto alla luce dell’investimento di 3 miliardi pubblici.
Una notizia appesantita dalle dichiarazioni del ministro Patuanelli che conferma il progetto di ridimensionamento, che tenta però di “rassicurare” i lavoratori aggiungendo che non ci saranno esuberi, come se la matematica fosse un’opinione.
Infine emerge anche la previsione di mettere Alitalia, ridotta all’osso ma risanata finanziariamente, dentro il recinto di Lufthansa o Air France per subire un’altra mungitura per i prossimi due o tre anni, sino alla inevitabile nuova crisi determinata dalla mancanza di un vero progetto di rilancio.
Tutto questo rappresenta uno scenario impraticabile e inaccettabile non solo per i lavoratori ma per l’intero paese che conta su Alitalia per rilanciare il trasporto aereo nazionale ed il turismo.
Un’ipotesi di questo tipo, equivarrebbe alla finale distruzione di un’azienda e di un intero settore e allo spreco inaccettabile di 3 miliardi di soldi pubblici. Non vorremmo scoprire che, in qualche modo, la partita europea di questi giorni con incluso il rapporto con Francia e Germania, abbia potuto interessare il destino della compagnia di bandiera. Si tratta di argomenti sul quale il governo deve chiarire. Non ci possono essere cambiali da pagare, a chiunque.