ALITALIA: SI LAVORI AD UN PIANO INDUSTRIALE PER IL LUNGO RAGGIO E L’INTERMODALITÀ

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Il closing per il dossier Alitalia slitterà oltre il 31 maggio 2020: sono queste le dichiarazioni stampa rilasciate dal Ministro Patuanelli.
Sarebbe stato difficile ipotizzare una soluzione strutturale nei soli primi 6 mesi del 2020.

Non sono in pochi infatti ad essere perplessi sulla gestione del dossier da parte del governo, che forse ha sottovalutato il problema in primis sulla questione Atlantia ed Autostrade.

Nell’audizione del 7 gennaio 2020 alla camera il nuovo commissario Leogrande non è entrato nel merito dei dettagli tecnici, tralasciando i dati sui risultati del 2019. Nell’audizione però è emerso che FS non ha ricevuto risposte concrete sulla possibilità di creare un sistema di trasporti integrato. Argomento che invece dovrebbe essere prioritario.

Non è stata una sorpresa che Lufthansa abbia fatto un passo indietro puntando solo ad una partnership commerciale che tra l’altro non sarebbe di certo stata una soluzione al problema Alitalia. Una eventuale acquisizione di Alitalia da parte della compagnia tedesca avrebbe comportato un forte rischio di regionalizzazione della nostra compagnia di bandiera.

In vista di una proroga del closing dossier Alitalia, il governo ha dovuto provvedere ad un nuovo prestito, seguito come al solito da nuovi articoli pubblicati sulla stampa nazionale che riportavano titoloni sulle “perdite Alitalia”. Bisognerebbe però differenziare il concetto di perdita d’esercizio da margine operativo lordo, prima di avanzare qualsiasi ipotesi sul tema.
Dalle nostre analisi risulta infatti che Alitalia abbia chiuso il 2019 con ricavi pari a +1,7% a totale rete.

Entrando nel dettaglio dei ricavi a fine anno di Alitalia si nota infatti l’effetto della concorrenza spietata delle low cost sul traffico domestico, che tra le altre cose, portano pezzi di pil italiano all’estero: sul traffico domestico la compagnia italiana chiude il 2019 con un -1,6% rispetto all’anno precedente. Regge il traffico internazionale con uno -0,5% mentre crescono i ricavi sull’intercontinentale chiudendo il 2019 con +5,3%. Sempre sull’intercontinentale i volumi dei passeggeri crescono del +4,7% rispetto al 2018. I ricavi totali sono circa di 2,67 MLD (ricavi di linea).

Questi dati evidenziano sempre di più che la questione Alitalia va risolta pensando bene al paese che abbiamo e che vogliamo costruire: quindi servirebbe un governo che abbia la visione corretta di sistema paese con trasporti integrati, intermodalità tra treno ad alta velocità e aereo.

Il dato sul traffico intercontinentale dimostra che i piani industriali degli anni passati basati sul medio raggio dove più forte è la concorrenza delle low cost, hanno avuto un forte impatto negativo sulla compagnia: la soluzione strutturale invece sarebbe quella di aggredire il mercato sul lungo raggio.

Sul mercato domestico dovrebbe essere privilegiata l’altà velocità, lasciando alla compagnia aerea le tratte non servite dal treno e le tratte insulari come la Sicilia e Sardegna. Proprio sulle tratte insulari non va dimenticata la questione della continuità territoriale che servirebbe a colmare gli squilibri sociali ed economici legati ai costi elevati dei titoli di viaggio.
Quindi il tema non può essere affrontato solo da un punto di vista finanziario, senza studiare un vero piano industriale per lo sviluppo della compagnia di bandiera e del paese.

Altro tema spinoso è quello dei costi: si pensi ad esempio il leasing operativo di Alitalia che è del 10-15% più alto rispetto al costo sostenuto dalle altre compagnie aeree. Questo perchè probabilmente i lessor si fidano poco di Alitalia e si approfittano del suo scarso potere contrattuale dato dalla limitata dimensione aziendale.

Forse proprio su questi costi si potrebbe fare di più, senza gravare sui lavoratori. L’incidenza dei costi del personale sul fatturato è diminuito negli ultimi due anni, a dimostrazione del fatto che i veri costi da abbattere sono altri.                                                                                                                                    fonte https://www.progettoeurexit.it