“ALL IS WELL” – VA TUTTO BENE (Trump)

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L’uccisione del Generale iraniano Suleimani e di Al-Muhandis da parte di un drone americano ha portato in escandescenza la tensione nel paese, anche se è solo l’ultimo capitolo di una escalation che non accenna a diminuire. Da mesi la popolazione irachena è pacificamente scesa in piazza, scontrandosi con una dura repressione in un crescendo di tensione che a novembre ha portato alle dimissioni il premier Abdul-Mahdi.
La morte del generale ha generato invece un turmoil internazionale importante, con un susseguirsi di dichiarazioni, smentite, minacce, ed smarcamenti, che però non promettono nulla di risolutivo. La minaccia trumpiana verso l’Iran di attaccare anche i siti culturali è qualcosa che non era mai successo nella storia e, anzi, ci riporta alla mente gli anni del califfato.

L’attacco missilistico contro due basi americane in Iraq questa notta è stata una prima risposta: secondo fonti giornalistiche si calcolano almeno 80 morti tra la base di Ayn al-Asad e quella di Erbil. Una cosa è certa, il contingente italiano è illeso e sarebbe stato trasferito in un’area sicura.

Cosa succederà oggi, domani è imprevedibile.

Ho visitato personalmente i nostri diplomatici e militari in Iraq e nel Kurdistan Iracheno a gennaio, ed ho potuto vedere l’importanza del nostro impegno in loco per riportare questo paese martoriato da decenni di guerre verso un percorso di stabilità, soprattutto per le nuove generazioni che oggi sono in piazza e che chiedono la fine del modello settario, e soprattutto non sono disposti a vedere una nuova guerra. Non è da sottovalutare la continua presenza della rappresentanza diplomatica in zona verde a Baghdad, non è da sottovalutare che l’Italia conta oggi il secondo contingente più numeroso nella missione che si concentra sulla lotta all’Isis e nell’addestramento alle forze di polizia, non è da sottovalutare il notevole impegno nella cooperazione allo sviluppo, inserendo l’Iraq nei paesi prioritari del prossimo programma triennale.

Il nostro impegno in quel paese è sempre stato volto alla pace e al controllo, mai all’attacco per la conquista o l’ingerenza nella politica di quei territori.
Basti pensare al contingente italiano che fa parte della missione UNIFIL, che svolge il prezioso lavoro di cuscinetto tra Libano e Israele, che ovviamente in questo momento riflettono la tensione scatenata dall’uccisione dei leader sciiti per mano degli americani.
Una nuova guerra va contro la nostra visione del mondo e contro i nostri principi, contro la nostra stessa costituzione: nessuna soluzione militare è una soluzione plausibile.
Non posso infine immaginare che in Medio Oriente si scateni una nuova guerra. I nostri sforzi sono tutti tesi a scongiurare quello che sembra inevitabile ma a cui ci opporremo con tutte le nostre forze.

Yana Ehm