Alla fine, con i dati, emerge la verità sul reddito di cittadinanza

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Dei 3,7 milioni di beneficiari, due terzi , con una erogazione media di 552 euro per nucleo familiare, è costituito da minori (1.350.000) e disabili (450.000) persone in difficoltà fisiche o psichiche

Che non percepiscono pensioni di invalidità e da pensioni di cittadinanza (200.000) per coloro che non avrebbero avuto altra pensione.
Quanto al restante terzo emerge che si tratta in media di un reddito del 12 per cento delle retribuzioni medie dei lavoratori nel privato e che di essi solo il 20 per cento aveva lavorato per più di tre mesi nel periodo precedente all’introduzione del sussidio.
Chissà cosa avranno fatto di male queste persone a Salvini che si è scagliato contro il reddito di cittadinanza e a Renzi che addirittura pensa di raccogliere le firme per dare un referendum ed abolirlo?
Ma, peggio ancora, come è stato possibile grazie alla grande stampa e alla tv diffondere una immagine tanto negativa del reddito di cittadinanza quando invece si è trattato di una misura giusta, un reddito minimo che ha salvato dalla miseria milioni di persone, durante la pandemia.
Certo, si può fare sempre meglio soprattutto sul versante del rapporto con la formazione e lavoro ma volerlo abolire o indicarlo come l’origine di tutti i mali è semplicemente immorale: significa riprendersela con la parte più debole della popolazione quando in Itslia si continua ad evadere più di cento miliardi all’anno.
Dopo questi dati Salvini e Renzi dovrebbero chiedere scusa o almeno tacere per un congruo periodo.
Non faranno né l’una né l’altra e nessuno gliene chiederà conto, perché, in fondo in fondo, parlar male dei poveri, dei meno abbienti è diventato uno sport nazionale, rassicura chi sta bene, consola chi teme di perdere la propria posizione per quanto precaria essa sia, e fa capire ai penultimi che c’è chi sta peggio di loro in quanto colpevole e peggiore.
Tutto questo, oggi, sul cosiddetto mercato politico porta pure dei consensi.
Ma non è detto che sarà sempre così. Se lotteremo insieme e se i partiti del centrosinistra faranno la loro parte, e non si divideranno consumandosi in diatribe interne e di potere.

Enrico Rossi