Alle origini della nostra civiltà: il ponte di Campo Marzio sul torrente Argentina

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La fortezza di Campo Marzio rappresenta l’apparato difensivo più antico ancora conservato sul territorio ligure

Tramite il ponte si accedeva al baluardo bizantino di Campo Marzio, costruito sopra le strutture ciclopiche delle fortificazioni delle
antiche tribù liguri. Campo Marzio sorse su un colle che emerge dal torrente Argentina e, per la sua strategica posizione, permetteva un completo controllo della Valle. La fortezza di Campo Marzio, tutt’oggi, rappresenta l’apparato difensivo più antico ancora
conservato sul territorio ligure. Di seguito la relazione dello storico Alessandro Giacobbe in merito a questo posto epico, dove
storia e leggenda si intrecciano. “Campomarzio è una collina che dista pochi chilometri da Taggia, lungo la Valle Argentina. La posizione di quest’altura è strategica e permette di controllare il passaggio all’interno della valle. Per questo motivo la zona ha sempre avuto nei secoli uno specifico uso militare. L’archeologo Nino Lamboglia è stato l’unico finora ad occuparsi della
collina in modo scientifico e nell’immediato dopoguerra, fra 1950 e 1951, diede avvio ad una importante campagna di rilievo e di scavo. Gli scavi constatarono che l’intera superficie di Campomarzio era fortificata: le mura e le torri, seguendo l’andamento del rilievo, rendevano quasi inespugnabile il posto. Durante la prima metà del VII secolo i Bizantini, che tenevano la Liguria, avevano fortificato le valli per prevenire la minaccia longobarda e la fortificazione di Campomarzio rappresentava una di queste maestose fortificazioni. La struttura dimostra con quale accuratezza l’esercito bizantino cercava di porre a difesa la costa ligure, sebbene nel 643 d.C il re longobardo Rotari sfondò le linee latine dell’impero di Bisanzio,portando ad una germanizzazione della Liguria.
L’intera area è proprietà del comune di Taggia e si possono ancora oggi notare i resti della chiesa di San Giorgio, un antico
acciottolato stradale e diversi ponti, fra cui quello tardomedioevale detto “della Canaglia”, che attraversavano il fiume Argentina. Gli
scavi effettuati da Nino Lamboglia nel 1951 portarono alla luce resti di abitazioni e ceramiche tardo-romane e queste scoperte dimostravano una frequentazione antichissima di Campomarzio. Lamboglia scoprì, inoltre, una serie di necropoli, tombe scavate nella roccia e ricoperte con lastre di pietra. Si trattava di inumazioni piuttosto spartane, prive di particolare corredo. La rude realtà militare potrebbe essere all’origine di questa condizione rupestre. Purtroppo appare ad oggi necessaria una nuova campagna di scavi, che completi definitivamente l’opera di Lamboglia. Resta indubbia l’importanza del sito, che potrebbe essere un punto di riferimento di notevole valore in rapporto ad altri punti difensivi bizantini già noti, fra i quali va ricordato il castello di Sant’Antonino di Perti, nell’entroterra di Finale Ligure. La collina di Campomarzio rappresenta uno spazio eccezionale tanto sotto il profilo storico-monumentale quanto dal punto di vista ambientale e si potrebbe pensare ad un suo uso didattico, utile alla comprensione di molti aspetti storici e naturalistici della Liguria occidentale. Un tempo il sito di Campomarzio godeva di notevole fama presso gli stranieri ospiti delle vicine località climatiche. In modo particolare, verso la fine dell’Ottocento, gli Inglesi residenti a San Remo, intraprendevano escursioni sul posto, alla ricerca di emozioni uniche e leggendarie memorie storiche del passato”.

Christian Flammia