Almaviva senza pace, incubo licenziamenti a Palermo

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Risolto (forse) un problema, immediatamente se ne apre un altro. E tra i 2.800 dipendenti di Almaviva a Palermo torna fortissima la preoccupazione. Mentre ancora si discute con Tim e Wind-Tre in sede ministeriale per trovare soluzioni a salvaguardia dei posti di lavoro, e per mercoledì 8 gennaio è fissato un nuovo appuntamento a Roma, a fine dicembre Sky ha rivelato la riduzione del 36 per cento dei volumi della commessa nel primo trimestre 2020 (rispetto alla media dei primi tre mesi del 2019). Una “nuova e ulteriore criticità che si somma alla già complessa situazione del sito di Palermo”, spiega la società di call center, annunciando per gennaio l’utilizzo dell’ammortizzatore massimo e il ricorso allo smaltimento degli istituti” (come ferie o permessi), e per febbraio nuovi esuberi per circa 120-130 lavoratori.

“Nulla di nuovo: questo lavoro è così, saremo sempre in balia di un committente che a un certo punto decide di tagliare i volumi di traffico”, commenta il segretario generale della Slc Cgil palermitana Maurizio Rosso. Per l’esponente sindacale “se non si mettono a fuoco, come base, tre-quattro regole fondamentali, non cambierà mai nulla e questo settore sarà sempre precario, vivrà sempre nel terrore. Questa è solo l’ultima tegola”. Rosso evidenzia la necessità di “far rispettare le tariffe contrattuali, che sono fondamentali” e di una severa “lotta alle delocalizzazioni: c’è un enorme traffico fuori dalla comunità europea”. Per il segretario Slc “questo potrebbe diventare il settore principe dei servizi, con livelli occupazionali destinati a crescere. Ma senza stabilire delle regole non si potrà mai cambiare nulla, così questo settore non ha dove andare”.

La riunione al ministero del Lavoro dell’8 gennaio, dunque, si appesantisce inevitabilmente di nuovi contenuti. Era stata fissata (dopo gli incontri del 25 settembre, 6 novembre e 9 dicembre) per affrontare la difficile situazione della sede palermitana. Attualmente sono 2.552 i lavoratori che usufruiscono fino al 31 marzo prossimo della cassa integrazione in deroga al 35 per cento: un accordo che per ora ha scongiurato i 1.600 esuberi annunciati (su 2.800 lavoratori complessivi) dal gigante dei call center, causati dal drastico taglio dei volumi, oltre il 50 per cento, da parte dei principali committenti Tim e Wind-Tre. Nell’ultima riunione romana Tim si è detta disponibile a riportare alcune commesse in Italia, mentre Wind-Tre vorrebbe vincolare il possibile ritorno in Italia dei volumi dall’estero con un progetto di defiscalizzazione delle chiamate che rientrano e con il pagamento del servizio clienti per alcune tipologie di chiamate: Almaviva ha confermato l’intenzione di continuare le verifiche sulla sostenibilità economica per individuare una soluzione positiva dell’operazione assieme alle due compagnie telefoniche.

“Il costo del lavoro di un call center non può essere inferiore a 0,55 centesimi al minuto, invece ancora si fanno appalti a 0,36 centesimi al minuto, così non si possono pagare nemmeno i lavoratori”, riprende il segretario generale della Slc Cgil palermitana Maurizio Rosso: “Se il governo non fa rispettare questo limite, non c’è speranza. Sono anni che diciamo queste cose, ma da parte delle istituzioni non c’è alcun impegno”. Per l’esponente sindacale “bisognerebbe anche creare un fondo strutturato dedicato al settore, in modo da poterci difendere, da poter creare i presupposti per una sua trasformazione. In questo comparto lavorano quasi 100 mila persone, oggi il rischio è che scompaia del tutto”. La soluzione, conclude Rosso, è che “il governo imponga a questi colossi di rispettare contratti e tariffe, facendo nello stesso tempo una lotta feroce alle delocalizzazioni”.

Tornando a Sky, la decisione della pay tv è stata comunicata giovedì 19 dicembre, con la nota di pianificazione per i primi tre mesi del 2020. “Con nostro totale stupore abbiamo appreso di un taglio di volumi a noi assegnati pari al -36 per cento medio nel primo trimestre 2020 rispetto alla media dell’ultimo trimestre del 2019”, spiega un comunicato di Almaviva: “Con questo scenario di volumi dovremo utilizzare su gennaio l’ammortizzatore massimo come da accordo sindacale in corso e fare ricorso allo smaltimento istituti. Dal mese di febbraio, avendo un delta negativo di volumi ancora maggiore, avremo esuberi in aggiunta all’ammortizzatore massimo per oltre il 25 per cento sulla commessa Sky”. Il contratto con la piattaforma televisiva scadrà nel prossimo giugno, mentre il previsto taglio del 60 per cento “aumenterà l’insostenibilità economica della commessa”.