ALMIRANTE, BOSSI, PANNELLA “VISTI DA VICINO” DA BEPPE GHISOLFI

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IL FEDERALE, IL FEDERALISTA PADANO E IL PROFANO: TRE PROFILI DIVERSI MA TUTTI ALTRETTANTO “RADICALI”, NARRATI NEL BEST SELLERS DEL BANCHIERE SCRITTORE PROTAGONISTA DA SUBITO NELLE LIBRERIE E SU AMAZON

Il federale, il federalista padano e l'”uninominalista” profano: tre figure diverse ma, ciascuna a modo proprio, “radicali”. Sono, rispettivamente nell’ordine, Giorgio Almirante, Umberto Bossi (da poco festeggiato per il suo 79esimo compleanno) e Marco Pannella. Protagonisti di altrettanti capitoli del best sellers nel quale sono “Visti da vicino” dall’Autore Beppe Ghisolfi. Il Banchiere scrittore tratteggia ognuno di loro con la penna maestra del giornalista elegantemente pungente nel giudizio personale ma allo stesso tempo rigoroso sul piano dei meriti storici e politico-istituzionali.

A Ghisolfi si deve il merito, propiziato da un assist dello storico amico ed estimatore Paolo Chiarenza, intramontabile leader della Destra sociale cuneese e oggi dirigente locale di Fratelli d’Italia (da Giorgio a Giorgia, come ebbe a dire la Meloni in un celebre slogan elettorale), il merito appunto di avere realizzato, “in un luogo riservato” e da Direttore dell’epoca del TG4 di Telecupole, in anni non semplici specialmente nella “Granda partigiana” e quando il MSI non era ancora stato sdoganato dalla “finiana” svolta fiuggina, una preziosa intervista al fondatore e indiscusso leader missino Giorgio Almirante. Ecco come andò: “Molto focoso nella vita politica nazionale, il capo della destra estrema in privato mi impressionò per la sua gentilezza e per la sua profonda cultura”. Il servizio, trasmesso da Telecupole, “provocò svariate reazioni, anche perché il MSI era fuori dall’arco costituzionale e Almirante era considerato un fascista sovversivo”. Particolarmente veemente fu una telefonata immediatamente successiva dell’avvocato Dino Giacosa, fervente partigiano, che minacciò di porre fine alla lunga amicizia con Ghisolfi, proposito poi rientrato con la mediazione dell’avvocato cuneese Algranati e con reiterati inviti TV proposti dal Banchiere giornalista al ritrovato amico.

Dal federale italiano al federalista padano il passo è breve, come dalla A alla B, appunto di Bossi, da poco festeggiato per i suoi 79 anni compiuti. L’Umberto lumbard, che sarebbe diventato negli anni successivi l’Umberto nazionale più volte ministro con Berlusconi, “l’ho incontrato più volte – ricorda Ghisolfi – in occasione dei raduni che organizzava in “Padania” e non ha mai rifiutato una intervista. (…) Era solito spararle grosse”, dai fucili alla secessione alle ampolle dell’acqua del Po, ma “nessuno che contestasse queste sgangherate iniziative, tutti pendevano dalle sue labbra e accorrevano festanti”. “Alcuni errori, per lo più commessi dalla sua famiglia (Trota docet), lo hanno messo all’angolo (…) e anche la sua salute è stata messa a dura prova” con un aneurisma intorno alle cui cause “circolarono leggende che oggi chiameremmo fake news”.

Dal Padano al Profano, al secolo Marco Giacinto Pannella. “Liberale, libertario e liberista in pubblico, era alquanto dispotico e arrogante nel privato”, ricorda l’Autore quando il Leader (in tutti i sensi) Radicale fece in proprio ingresso negli studi di Telecupole “e iniziò a usare il telefono della redazione (non c’erano ancora i cellulari) come se fosse a casa propria e subito dopo diede disposizioni per la registrazione del programma”. In pratica, e non proprio liberalmente, “il conduttore, che ero io – appunta Ghisolfi nel Libro – doveva porgere alcune domande concordate rimanendo fuori campo. Gli dissi allora che la trasmissione poteva farsela da solo e che mi rifiutavo di obbedirgli (…) Dopo una lunga discussione si placò e venne a più miti consigli”. Certamente oltre il “caratteraccio”, a Pannella si devono le battaglie legate al divorzio e all’aborto, ma con il suo autoritarismo “creava e distruggeva i suoi idoli con una velocità impressionante e la stessa Emma Bonino, illustre braidese, non sempre si trovava in sintonia con il suo Capo supremo”. Un altro importante Segretario del Partito Radicale, il lamorrese Giovanni Negri, benché “molto garbato, sveglio e aitante, durò poco”. Pannella, conclude Ghisolfi, non dimenticò la discussione avvenuta a Telecupole, e durante un comizio tuonò contro “il tenutario arrogante e presuntuoso della più importante emittente televisiva piemontese. Il che, detto da lui, mi sembrò un complimento”.