Altro cantiere a rischio nella città di Palermo

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ma questa volta è il cantiere del collettore fognario “Sistema Cala”. A denunciarlo è la Fillea CGIL in un comunicato pubblicato nella giornata di martedì 28 maggio. Da due mesi i 15 operai che sono addetti ai lavori non percepiscono il loro salario. I lavori del nuovo collettore fognario sono iniziati nel 2015, sono finanziati dal comune di Palermo e sono stati affidati inizialmente alla TECNIS che, a seguito del commissariamento per le faccende giudiziarie a noi ben note, sono passati alla CALA SCARL, società consortile tra TECNIS, che detiene l’86% delle quote, e SIKELIA, altro gruppo catanese con la restante quota del 14%. Lo stato dell’opera del collettore fognario, con la grande vasca dove convergono le acque reflue pensata per alleggerire il carico inquinante sulla zona costiera che va dall’Acquasanta al fiume Oreto, è attualmente al 75 percento.
Il comune di Palermo, stazione appaltante, deve erogare il 17° stato di avanzamento lavori (SAL), che ammonta a circa 500-600 mila euro, di modo che, con l’incasso di questa cifra, si consentirebbe il pagamento delle mensilità arretrate dei lavoratori e delle partite previdenziali previste. Inoltre, si attende la rendicontazione dagli uffici della TECNIS e, con le grosse problematiche già riscontrate con l’anello ferroviario, il rischio è che si blocchi tutto.
Noi del Partito Comunista – Palermo esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza agli operai privati del loro salario e mettiamo ancora una volta in luce le contraddizioni e mancanze dell’amministrazione #Orlando, così come denunciamo nuovamente questo sistema degli appalti. Questa vicenda conferma inoltre tutti i nostri dubbi precedentemente espressi sulla posizione dell’amministrazione sul cantiere dell’anello ferroviario. Per tale motivo rinnoviamo l’invito ai lavoratori a tenere alta l’attenzione senza dare fiducia in bianco, ad esercitare il controllo operaio all’interno della gestione della cosa pubblica e a scegliere il terreno della lotta per i propri diritti e per rompere i vincoli di bilancio dell’UE.