AMADEUS E IL FESTIVAL DELLA RESTAURAZIONE

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Il Festival di Sanremo targato Amadeus, al netto delle polemiche che lo hanno preceduto, è stato un enorme successo di share. Ma lo è stato anche di musica?
– Share trionfale, ma i numeri dicono anche altro: le persone davanti alla tivù “classica” stanno diminuendo, perché si spostano su Netflix e simili. Infatti il numero di spettatori è sceso, solo che – nella torta Auditel sempre più piccola e pure un po’ bolsa – Sanremo tiranneggia.
– Amadeus è un discreto mediano che ha sempre quell’espressione gioiosa di chi ti accoltellerebbe a morte. Dandoti però del lei.
– Amadeus ha poi sempre gli occhi sgranati, come quella volta che perse inutilmente la testa di fronte a Pedro Valti, il tizio che gli rispondeva sempre “per me è la cipolla”. A Sanremo ha presentato ogni ospite con un mix di enfasi a caso e sguardo allucinato tipo Ted Bundy. Bah.
– E’ stato un Sanremo “logorroico”. Ogni puntata era torrenziale, la gara dei big cominciava dopo un’ora e nel mezzo era tutto una somma a perdere tra sketch deboli, ospiti presunti “super”, reunion di salme ilari ed ex comici folgorati sulla via dell’ammmore. Ogni puntata era interminabile e il vincitore – bruciato dallo “spoiler” di SkyTg24 – è stato proclamato alle 2 e 30 di sabato notte: sadismo puro. Amadeus ha vinto per sfinimento.
– Fiorello, permalosissimo come quasi tutti coloro che fanno tivù (compreso chi scrive), se l’è presa a morte per il “Fiorello statte zitto” di Tiziano Ferro. Poi si sono chiariti. Ma il problema è un altro: Fiorello – andato comunque in crescendo – ha girato al 30%. I duetti con Amadeus facevano ridere solo loro, a volte sembrava la balia dell’amico e spesso ha preso autoreferenzialmente la scena (tipo l’inutile duetto coi Ricchi & Poveri). Fiorello è uno splendido battitore libero, e usarlo da spalla non ha molto senso.
– Tutto da buttare? No. Paolo Palumbo, il rapper malato di Sla, è stato straordinario: bravo Amadeus a dargli spazio. La vittoria del bravo Diodato ci sta, anche se il brano portato due anni fa era molto più bello. Buoni Tosca, Pinguini Tattici Nucleari, Anastasio e (per il testo) Rancore. Tra le nuove proposte c’era qualcosa di discreto, ma ovviamente la giuria demoscopica li ha uccisi tutti nella culla. Zucchero, senza neanche impegnarsi troppo, ha volato ottomila chilometri sopra tutti. Junior Cally non serve artisticamente a niente, ma nella mestizia pressoché generale è parso quasi bravo. E il monologo di Rula Jebrael era buono.
– Un paese che si riduce a celebrare Achille Lauro è alla canna del gas. La sua “musica” è imbarazzante, la sua “voce” è tremenda e le sue provocazioni erano già vecchie ai tempi di Vercingetorige. Se lui è un “artista”, Renzi è sincero.
– Una delle poche cose che resterà sarà lo scazzo tra Morgan, di cui il 97% del mondo non ricorda (giustamente) mezza canzone solista, e Bugo, di cui il 99% del mondo ignorava e ignorerà (purtroppo) l’esistenza. A conferma che della musica non frega nulla a nessuno.
– Se poi la “musica” era Morgan che violentava Endrigo, Achille Lauro che oltraggiava Mia Martini e Rita Pavone che cianciava con Amedeo Minghi, allora addio patria.
– Il provincialismo di questo paese è ormai così accecante che è passata quasi sotto silenzio la decisione di segare Roger Waters. Forse è stata censura per il suo essere filo-palestinese (anche se il suo videomessaggio era tutto sulla violenza contro le donne) e forse è stata una “scelta di scaletta”, ma quando la Rai si arroga il diritto di cancellare un genio simile, hai la conferma di come l’unica soluzione sia un meteorite definitivo. Grazie Amadeus!

Andrea Scanzi