Ancora una volta la magistratura determina il corso della politica

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Prospettando ipotesi di reato inesistenti, si colpiscono un soggetto politico (“Italia Viva”) e il suo leader (Matteo Renzi) che rappresentano la componente critica di questo governo, e probabilmente anche quella che, pur avendone consentito la nascita, rappresenta la mina più insidiosa per la sua durata.

L’indagine è, oggettivamente, anche una grave forma d’intimidazione (perquisizioni a tappeto, irruzioni nelle sedi di aziende e professionisti) a quanti, liberamente, con operazioni trasparenti e tracciabili (i pagamenti alla Fondazione Open, come rivela la stessa, grottesca indagine, sono stati effettuati tramite regolari bonifici bancari) hanno deciso di sostenere l’attività politica di Matteo Renzi.

E mentre da un lato si consuma questo accanimento giudiziario contro Renzi, dall’altro assistiamo, da parte della stessa magistratura, al silenzio e all’indifferenza su tutto quello che accade di poco trasparente attorno al nuovo partito delle toghe, cioè il M5S. A cominciare dal plateale aggiramento della legge che ha abrogato il finanziamento pubblico dei partiti: e cioè i soldi pubblici che ogni mese i parlamentari dei 5 stelle sono costretti a versare ad un’associazione privata controllata da Davide Casaleggio, che li comanda e ne determina le ricandidature.
Lo stesso silenzio che perdura, da parte dei parlamentari grillini (ma anche di molta stampa) sul presunto stupro di una ragazza avvenuto a casa del fondatore del Movimento.