Andrea Camilleri – Sette storie di Vigata –

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Palermo, Sellerio, 2020 circa 310 pagine (193)

Ancora sette storielle di fantasia – ma con riferimenti ad usi, costumi e aspetti sociali reali della Sicilia – molto belle, raccontate dal maestro Camilleri, anch’esse pubblicate nel 2020 da la Repubblica su autorizzazione Sellerio (originali editi nel 2011 e 2015). Si tratta ancora di racconti brevi, 40-50 pagine ognuno, che racchiudono eventi lontani nel tempo (pre-guerra o fine seconda guerra mondiale), ma molto attuali per gli insegnamenti che racchiudono sul comportamento umano, le “morali” e l’intreccio della trama, sempre avvolgente, curiosa, ben sviluppata e descritta.

Il solo iniziare a leggere quel siciliano, quel linguaggio così “stuzzicoso” e scorrevole, ci porta immediatamente nelle cose, tra i personaggi, facendoci vivere le stesse loro emozionalità e patemi e gioie, portandoci a pensare come ci saremmo comportati noi in casi analoghi, e cosa avremmo fatto in loro vece. Personaggi di fantasia, certo, ma con emozionalità che sono vere e palpitanti.

La lettera anonima (6); La rivelazione (8); I duellanti (10); Romeo e Giulietta (11); La seduta spiritica (12); L’uovo sbattuto (13) e In odore di santità (15). Il titolo, come in altre occasioni, racchiude il succo del discorso, rappresenta il personaggio principale, con un finale sempre a sorpresa.

(1) Narra la storia, un po’ bizzarra per la verità, di una serie di lettere anonime che circolano nel paese di Vigata “…’na pidemia violenta di littre nonime…”. Come è risaputo questo tipo di comunicazione quasi sempre crea grossi problemi per la verità nascosta che include, che non sempre è possibile esprimere a viva voce all’interessato… per vari motivi. Ebbene qui raggiunge l’effetto contrario, inaspettato.

(2) Uno sfegatato antifascista, comunista, dopo lo sbarco in Sicilia e la liberazione di quelle terre, dal suo confino (e dai suoi periodi di carcerazione) dovrebbe ritornare al suo paese, Vigata, ma succede sempre qualcosa, di molto sospettoso, che ne impedisce il ritorno; sarà la paura della moglie che ha promesso di vendicarsi di alcune sue scappatelle? Anche qui il finale è a sorpresa ed inaspettato, con un “parrino” (prete) che preferisce non dare soddisfazione…

(3) I duellanti sono due gelatai che si sfidano continuamente per prevalere l’uno sull’altro nel vendere il loro prodotto sulla spiaggia. L’onestà caratteriale – oltre la guerra commerciale – è il secondo collante che li accomuna. La fantasia di Camilleri in questo caso inventa decine di varianti ora pro l’uno ora a favore dell’altro per farli prevalere. Il finale è un comportamento “da gentiluomo” di Cecè, il vincitore, su Micheli, il perdente, che muore sulla spiaggia a 75 anni facendo ancora il suo lavoro.

(4) Due giovani si amano ma appartengono a famiglie tradizionalmente avverse – proprio come nella nota storia – per cui viene richiesto un intervento esterno, un rapimento/fuitina che però finisce male a causa del concetto relativo di “bellezza”, che fa fare scelte errate e fa dire alla ragazza, in un telegramma inviato al suo lui : “…appena sarò in Svizzera farò dire una messa di ringraziamento per non avere sposato un imbecille come te”!

(5) In questo racconto, tra il “credere” ed il “non credere” nei medium e nel dialogo con l’aldilà, Camilleri sposa una terza ipotesi. Si possono aggiustare molte cose con le sedute spiritiche: guadagnare denaro, rimediare a dei torti, mettere in riga i prepotenti… ridimensionare i tipi (fratello) più duri e prepotenti con… un corpo astrale molto violento (padre) che mette in riga uno dei suoi figli.

(6) L’uovo sbattuto dà vigore e forza, se è doppio di forza ne dà di più. Un marchese scapolo impenitente è costretto a sposarsi a causa di alcune clausole testamentarie, ma come scegliere la sposa adatta? Il caso gli pone “tra le mani” una giovane selvaggia e passionale che lo provoca e lo ammalia. Entro certi limiti di libero comportamento amoroso lui l’accetta pur essendo lei di ceto decisamente inferiore (servetta), fino a prometterle di sposarla se… ma è difficile avvicinare e far coesistere caratteri, usi, e regole comportamentali così diversi. Il finale avrà una conseguenza tragica ma aspettata.

(7) Don Lino è un “parrino” di quelli seri, onesti, corretti e giusti; ma resta pur sempre un uomo con i suoi pregi, le sue debolezze e… i suoi dubbi. Matirda è “…pricisa ‘ntifica a un angileddro scinnuto ‘nterra dal celo…”. Tra questi due simboli umani materialmente sospinti alle cose terrene, si insinuano la coscienza, l’educazione, la ragione, la fede; allora le cose non vanno come dovrebbero andare tra un uomo ed una donna alla sua prima esperienza, qualcuno riesce a superare la dura prova dimostrando “..odore di santità”!

Franco Cortese Notizie in un click