AOSTA, ANCORA UN TELEFONO CELLULARE IN CARCERE. SEQUESTRATO DA POLIZIA PENITENZIARIA

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Torna al centro delle cronache il carcere di Aosta, dove gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno rivenuto ieri un telefono cellulare perfettamente funzionante.

“E’ un fatto che desta preoccupazione. Non è purtroppo il primo caso di rinvenimento di telefoni cellulare in una cella del carcere da parte della Polizia Penitenziaria ed è del tutto evidente che l’Amministrazione non può rimanere insensibile a tutto ciò, incominciando a dotare i Reparti di Polizia delle carceri di strumenti che impediscano l’ingresso e l’uso dei telefoni cellulari. Malgrado l’assenza, ormai cronica, di Direttore e Comandante gli uomini della Polizia Penitenziaria di Aosta continuano con grande spirito di abnegazione e sacrificio nella lotta per la legalità. Ciò dovrebbe essere d’esempio per i vertici dell’Amministrazione che rimangono, invece, sordi alle richieste di aiuto da parte della Polizia Penitenziaria”. E’ il commento di Massimo Chiepolo, segretario valdostano del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Il rinvenimento è avvenuto – spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE – grazie all’attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio”.Capece ricorda anche come “sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo”.

Il SAPPE rinnova la richiesta di un incontro al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Sollecito nuovamente il Ministro della Giustizia Bonafede a convocare un incontro sul tema delle carceri che, con il crescente sovraffollamento e l’elevato numero di eventi critici, stanno tornando incandescenti”, conclude. “Bonafede è opportuno che incontri quanto prima chi rappresenta le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, che lavorano quotidianamente con grande stress e disagio nelle sovraffollate carceri italiane caratterizzate da costante violenza contro gli Agenti. Magari potremmo dare il nostro contributo per risolvere le costanti criticità di un sistema carcerario che ha bisogno urgente di interventi, anche a tutela di chi lavora in prima linea come i poliziotti”.