App Immuni, caos cellulari non supportati e in caso di avviso…

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GENOVA – Tra quattro giorni la sperimentazione partirà ufficialmente anche In Liguria. Ma l’app Immuni continua a far discutere e non poco. Si tratta del sistema di tracciamento dei contatti e dei casi Covid.

Ma sono due le domande e i problemi che l’applicazione voluta dal governo per mappare la diffusione del virus nella nuova fase di ‘liberi tutti’ evidenziano. La prima riguarda la possibilità per tutti i cellulari di poter scaricare l’applicazione. E non sono buone notizie. Sullo stesso sito immuni.italia.it alla voce faq (risposte alle domande frequenti) infatti si legge testualmente che “non tutti i dispositivi sono supportati”.

Partiamo dagli Iphone: l’applicazione è scaricabile solo dai modelli supportati con iOS 13.5. Non molti a dire il vero, solo quelli di ultima uscita di fatto. Nello stesso sito è presento l’elenco di quali sono. Per tutti gli altri, beh, mettersi l’anima in pace e aspettare che si trovi una soluzione. Sono solo alcuni, e si trova l’elenco. “Purtroppo, non potrai usare Immuni se il tuo modello di iPhone non permette l’aggiornamento di iOS a una versione pari o superiore alla 13.5” precisano ancora.

Passiamo poi agli smartphone Android, la situazione non cambia di tanto, anzi. Per scaricare l’app servono alcuni requisiti: il Bluetooth Low Energy, Android versione 6 (Marshmallow, API 23) o superiore e Google Play Services versione 20.18.13 o superiore. Anche in questa caso lo stesso sito spiega che senza questi aggiornamenti l’app non potrà essere usata, e aggiunge un ‘purtroppo’ che sa di beffa. E gli Huawei? Sempre dalla app spiegano che stanno lavorando per permettere di scaricare Immuni anche da AppGallery. Fatto che permetterà solo ad “alcuni modelli di smartphone Huawei di usare Immuni” così come scritto.

Per un app che per sua natura ha bisogno di una partecipazione ampia non un buon inizio, la tipologia di cellulari esclusi è larga. “Comunicheremo prontamente eventuali novità in questo senso” si legge sempre nel sito dedicato come indicazione di massima. In Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia si parte con la sperimentazione l’8 giugno, nelle altre regioni il 15 così come confermato dal commissario Arcuri. Il tempo a disposizione per trovare una soluzione però non è tantissimo.

E poi c’è il secondo problema. Mettiamo il caso che, una volta entrato in funzione, l’app mi segnali che negli scorsi giorni sono stato vicino a una persona che poi è risultata positiva al Covid. Come devo comportarmi? Sarò obbligato a una nuova quarantena in casa? Il ministero della Salute nella pagina dedicata si limita a spiegare di “rivolgersi tempestivamente al medico di medicina generale per ricevere le indicazioni sui passi da compiere””, e nulla più.

Dunque è da intendersi come se risultassi contato diretto? Anche solo se ci siamo incrociati una volta, per pochi secondi, magari vicino a uno scaffale del supermercato? E a quel punto se sono totalmente asintomatico ho il diritto a un tampone o forse a un test sierologico? E in quanti giorni avrò una risposta? Domande che anche in Regione Liguria non trovano al momento risposte. Sulle procedure da seguire le indicazioni da Roma in effetti non sembrano molto chiare, tutt’altro.

E questo è un aspetto importante sottolineato anche dal governatore della Liguria Giovanni Toti: “Ci siamo dati l’8 giugno come step intermedio di controllo: se saremo pronti partiremo. Quello che non voglio, ma non vuole nessuno e non è interesse neanche del ministero, è che qualcuno abbia l’app in tasca” e in caso dia l’allerta “sappia che ha incontrato un caso positivo, poi telefoni a dei numeri di telefono e trovi del personale che non essendo stato formato non sappia che risposte dare. Se non facciamo la formazione del personale e non costruiamo la rete intorno alla app, la app in sé serve a pochissimo. Perché Immuni abbia credibilità deve avere anche degli interlocutori nella sanità territoriale stiamo che stiamo preparando”.