Arcivescovo Milano: “Per Covid poca visione oltre emergenza”

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L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, risponde ad una intervista del Corriere della Sera: “L’ottimismo non va banalizzato. Dire ‘andrà tutto bene’ è come il grido di guerra con cui una squadra si infonde vigore psicologico. In realtà, sappiamo che non tutto è andato bene. Però girando per Milano e per l’Italia ho trovato molte persone che mi danno fiducia nell’avvenire. Sono quelle che stanno al loro posto, che tengono la posizione, che continuano a far bene il loro mestiere. Milano è un enorme cantiere di speranza. Ovunque vedo gente che si dà da fare per il bene; anche se la pandemia, con i morti e le limitazioni, sembra quasi stremare la città”. L’individualismo, secondo l’arcivescovo, “ci rende più fragili”, e questo dipende “anche dalla politica”: “questa litigiosità continua, questo nervosismo, questa suscettibilità impediscono di capire che siamo tutti sulla stessa barca”. Come si è mosso il governo? “Non riesco a valutare, non so misurare l’impatto dell’emergenza. L’impressione è una sorta di pronto soccorso continuo. Non si dice ‘andiamo avanti, abbiamo delle idee’; si pensa solo a contenere l’alluvione”. E la Regione Lombardia? “Anche loro han fatto quel che hanno potuto – aggiunge – Sempre però in una logica emergenziale: questo numero dice così, e ora facciamo così. Forse era inevitabile; ma ci si è mossi troppo sotto la spinta dell’emergenza. Occorre una prospettiva più ampia. Serve il pronto soccorso; ma serve anche una visione”.