ARTERRA BIOSCIENCE, VITO GRASSI: NEL CUORE DI NAPOLI EST UN’ECCELLENZA ITALIANA DA UN “CERVELLO DI RITORNO”

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E’ LA TESTIMONIANZA CHE ANCHE QUI SI PUO’ FARE INDUSTRIA AD ALTISSIMI LIVELLI PUNTANDO SU RICERCA, INNOVAZIONE E CAPITALE UMANO

“Una delle testimonianze tangibili che l’industria a Napoli si può fare, e può avere anche concrete e notevoli prospettive di sviluppo. Basta crederci. Ma non a parole. Bisogna operare, stare sul pezzo. Adeguarsi a un’epoca di globalizzazione”. Così Vito Grassi, presidente di Unione Industriali Napoli e Confindustria Campania, introducendo, questo pomeriggio a Palazzo Partanna, la presentazione di Arterra Bioscience, eccellenza italiana con sede a Napoli che si è candidata all’ammissione sul mercato AIM Italia gestito da Borsa Italiana. “Nel cuore di quella Napoli est che sta diventando il fulcro di un polo mondiale dell’innovazione, opera un’impresa di alto profilo, che vive di ricerca, che ha l’asset prioritario in un capitale umano formato da ricercatori altamente specializzati. E che, soprattutto – aggiunge Grassi -, ha avuto la capacità di fare rete, sviluppando collaborazioni e relazioni proficue con altre aziende, università e centri di ricerca. A capo di questa realtà c’è Gabriella Colucci, un “cervello di ritorno”, che dopo un’esperienza decennale di ricerca all’Università di San Diego in California e presso una società biotech, ha deciso di tornare e investire sul proprio territorio il know how capitalizzato in America”. Un traguardo, questo, che rientra a pieno titolo tra gli obiettivi dell’Unione Industriali: “Siamo impegnati – spiega il presidente dell’Unione Industriali di Napoli – a contribuire a frenare l’esodo dei nostri giovani cervelli. Esperienze come il Polo Universitario di San Giovanni a Teduccio ci dicono che non è scontato che il percorso della mobilità del lavoro sia monodirezionale. Quanto meno per acquisire una formazione elevata sull’innovazione tecnologica digitale per il mobile, a Napoli arrivano da tante altre aree del mondo. E noi siamo convinti che presto, napoletani e non, possano anche restarci, grazie alle ricadute produttive di un polo hi-tech le cui performance di crescita stanno acquisendo dimensioni positive imprevedibili fino a pochi anni fa”.