Attenzione massima contro l’usura, ma «l’unica soluzione resta comunque la denuncia»

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La crisi economica, innescata dall’emergenza sanitaria Covid-19, ha creato una forte domanda di liquidità da parte di famiglie e imprese. Senza una presenza forte dello Stato, la risposta a questa esigenza arriva dalla criminalità organizzata che ha grande disponibilità di denaro. Ne è consapevole il Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura prefetto Annapaola Porzio che lancia il suo appello dalle pagine del quotidiano l’Avvenire.

«È chiaro che, dove non arriva lo Stato, arriva qualcun altro». La strategia adottata dalle mafie, spiega il prefetto Porzio, «è estremamente efficace». «Spesso, almeno all’inizio, – prosegue – non chiedono nulla in cambio. Poi arrivano le richieste, che possono essere interessi usurari, assunzioni di determinate persone, indicazioni di specifici fornitori. Per questo ritengo che, pur trattandosi di reati specifici, estorsione, intimidazione ambientale e usura si stiano fondendo l’uno con l’altro, sono funzionali tra loro».

È importante parlare del problema, osserva il commissario, perché «è necessario risvegliare le coscienze» e mettere in guardia le persone dalla criminalità che «si propone come un “buon padre di famiglia”, in grado di far fronte alle esigenze dei cittadini».

«Il livello di attenzione da parte dello Stato è massimo, ma l’unica soluzione resta comunque la denuncia». Le denunce fatte dalle famiglie, però, restano poche, anche perché l’accesso al Fondo di solidarietà, previsto dalla legge antiusura per le vittime del racket e dell’usura, è destinato esclusivamente a soggetti titolari di attività. Una distinzione ritenuta discriminatoria che potrebbe essere cancellata in fase di revisione della norma.

«Si tratta di una legge del ’96 – commenta il commissario – ed è chiaro che appare un po’ desueta, anche in virtù dell’evoluzione di questi reati». In alcuni casi, infatti, le imprese si ritrovano comunque a dover pagare un mutuo, pur restando in gravi difficoltà. «Dal mio punto di vista – propone il prefetto Porzio – sarebbe molto più utile un contributo a fondo perduto, unito però a un sostegno di una struttura di accompagnamento che aiuti l’imprenditore a reinserirsi nell’economia legale e a compiere scelte strategiche per la sua azienda».