AUTONOMIA: IL GOVERNO FA RETROMARCIA MA I DATI CONFERMANO: CON IL FEDERALISMO RISPARMIO ED EFFICIENZA

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I sospetti erano legittimi, oggi arrivano le conferme. Sull’autonomia regionale, il governo rosso-giallo ha tolto il piede dall’acceleratore. Anzi, ha innescato la retro, cancellato il lavoro fatto sin qui e ha annunciato di voler ripartire da più lontano ancora. Il ministro Francesco Boccia, infatti, non terrà in considerazione l’accordo preliminare sottoscritto tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con l’allora governo Gentiloni – era il febbraio 2018 – e ha dichiarato la necessità di una legge quadro che il Parlamento dovrà votare.

Il governatore Fontana è stato chiaro: o i tempi saranno brevi o procederemo indipendentemente da Roma. Soprattutto sul fronte scuola. Esiste un problema irrisolto da quasi 70 anni: garantire la continuità didattica agli studenti, con lo stesso insegnante da inizio a fine corso. Una sentenza del 2004 della Corte Costituzionale prevede che le Regioni possano organizzarsi da sole. Fontana ha riferito al ministro che se i tempi dovessero allungarsi interverremo con una legge regionale ad hoc.

C’è una mentalità che viene a galla chiaramente e che mina il rapporto fra le istituzioni e i corpi intermedi, quella di uno Stato centralista, non disposto a delegare e a investire in sussidiarietà. Il risultato sono costi abnormi e inefficienza. È il grande problema dell’Italia. Il regionalismo differenziato è un correttivo che la Lombardia invoca da anni, forte di analisi autorevoli che le danno ragione. L’ultima è a firma della Confcommercio: se tutto il Paese adottasse gli standard di spesa della Lombardia si otterrebbe un risparmio di 66 miliardi di euro. Provare per credere.

LUCA DEL GOBBO