Autostrade, De Micheli: “Revoca della concessione? Prima bisogna completare l’istruttoria”

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GENOVA – Il ministro Paola De Micheli non si ferma un minuto. “Ho già perso cinque chili”, dice, da quando è diventata ministro delle Infrastrutture. E annuncia la pubblicazione sul sito del ministero di un contatore che tenga aggiornato l’elenco delle opere avviate a gara. “In 78 giorni di governo abbiamo sbloccato senza clamori opere per 3,5 miliardi, opere che non hanno più bisogno di ulteriori interventi da parte del Mit. Una fatica che impone di correre sul territorio da un comune all’altro, perché da questa prima fase del governo una cosa mi è molto chiara: spesso non sono gli intoppi burocratici a fermare le opere, ma la mancanza di intese politiche non solo sul territorio. C’è una resistenza che nasce da interessi locali, piccoli e grandi, che non vengono gestiti adeguatamente”.

De Micheli ha già messo a fuoco la sua analisi, originale, sulle cause di blocco dei cantieri e su cosa fare per sbloccarli. “Non faremo la valanga di commissari che immaginava di fare il precedente ministro, ma li limiteremo a situazioni che presentano gravi problemi amministrativi o progettuali. Per il momento ci fermeremo a 10 opere da commissariare, con 6 commissari, oltre alle 5 dell’Alta velocità e del Mose già previste per legge”. Fra queste opere dovrebbero esserci cinque dighe e invasi idrici in Sardegna (che però avranno un solo commissario), ferrovie come la Genova-Ventimiglia o la Fortezza-Verona e opere stradali o autostradali come la Ragusa-Catania.

Mancano le intese politiche, dice il ministro. Forse è colpa della decrescita felice del Movimento 5 stelle. “Si tratta più frequentemente di interessi locali e non solo che non si ha il coraggio di affrontare. L’apertura di un cantiere scontenta sempre qualcuno. Penso alle discussioni sul percorso che deve seguire una strada o le delimitazioni di traffico che devono sopportare gli abitanti di una zona per l’avvio di un lavoro. Ma ora le decisioni si devono prendere, opera per opera, ascoltando le persone. Questo è compito della politica che deve imparare ad ascoltare i territori e anche a decidere comunque”.

Si interverrà sul codice degli appalti, “solo dopo aver varato il regolamento e aver visto come funzionano le norme, interverremo anche sul codice per eliminare problemi specifici che dovessero porsi. Ma lo faremo con simulazioni che ci dicano esattamente in quale passaggio c’è il problema”. Un esempio concreto, la Gronda di Genova. “E’ un’opera in cui il percorso definito è proprio questo, con la risoluzione votata dalla maggioranza il 9 ottobre. Abbiamo deciso che l’opera si fa ed è un punto fermo. Ma anche che servono dei momenti di incontro per risolvere gli aspetti che portano dal progetto all’apertura del cantiere. Questi tavoli li attiverò il 16 dicembre per fare un passo avanti. Certo non mi nascondo che sull’avvio di quell’opera pesa la decisione sulla concessione Autostrade”.

Il ministro rileva inoltre come ci siano “due questioni da affrontare: una è la revisione delle concessioni, l’altra il caso specifico di Autostrade per l’Italia. Sul primo punto abbiamo una delibera dell’Autorità di regolazione dei trasporti che, non essendo previsto un obbligo di legge, va negoziata con i singoli concessionari. Questa delibera ridisegna le tariffe e l’impatto che gli investimenti hanno sudi esse, perché nessuno può far finta che il mondo non sia cambiato e siamo in un mondo a tassi zero. In secondo luogo la delibera Art definisce una tariffa che scatterà solo sulla base degli investimenti effettuati”.

Il ministro De Micheli ricostruisce la vicenda della revoca concessioni Autostrade. “Io sono arrivata in questo ministero dopo che è stata depositata la relazione svolta dalla commissione insediata dall’ex ministro Toninelli. Lì si chiarisce che alcuni obblighi non sono stati rispettati da Aspi, ma al tempo stesso quella relazione segnala, in caso di revoca, il rischio di contenzioso che espone il governo a ipotesi di indennizzi molto elevati. Questa relazione è pubblicata sul sito del Mit. Da allora alcune cose sono successe: la Corte dei Conti ha fatto una relazione molto dura sul sistema delle concessioni autostradali, la procura di Genova ha aperto altre indagini sulle manutenzioni, su altre tratte da parte di Autostrade, noi abbiamo avviato Ansfisa, l’agenzia per la sicurezza stradale e ferroviaria. Ho già chiesto al Consiglio superiore dei lavori pubblici di indicare criteri certi per la sicurezza: quali sono i parametri oggettivi di valutazione per definire la sicurezza globale. Segnalo che nel frattempo la direzione generale del Mit ha comunque intensificato monitoraggi, controlli, nuove indicazioni cogenti”.

Il ministro si sofferma poi sulla tenuta del governo, che è in fibrillazione continua. “Io la spiego con il percorso di trasformazione che stanno facendo i Cinque stelle che si stanno assumendo delle responsabilità. Vedo lavorare il collega Patuanelli che ha la mia fiducia al 100% sulle cose che ha fatto finora. Ma questo processo di trasformazione di questa forza politica è faticoso e non necessariamente lineare. Sono fiduciosa, però, che andando avanti, si ridurranno le fibrillazioni e il lavoro del governo sarà più spedito”.

“Quando andrà via Autostrade per l’Italia, se mai il Governo riuscirà a ritirare la concessione e ci sarà la possibilità di farlo legalmente, come ha detto il sottosegretario al Mit Roberto Traversi, il tema è chi si prende in carico la rete autostradale?”. Se lo chiede il presidente della Liguria Giovanni Toti. Secondo Toti servono “decine di miliardi di euro” per fare le manutenzioni alla rete delle infrastrutture in Italia. “Anas non ha la forza di gestire neanche le strade statali, i Comuni non hanno la forza di manutenere le strade comunali, le provincie dopo la riforma Delrio non hanno neanche un euro, vorrei capire chi si prende in carico e gestisce la rete infrastrutturale”, dice Toti.