Becere polemiche su centenario Pci

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Il parlamento ha stanziato 400.000 euro per celebrazioni nel 2021 il centenario della fondazione del Partito Comunista d’Italia. La destra sbraita per lo spreco di denaro pubblico. Salvini e Meloni gridano vergogna e i giornali della destra fanno da amplificatori. Una polemica becera da parte di quelli che vivono ancora oggi come lutto la Liberazione dal nazifascismo. La polemica contro il presunto spreco di denaro pubblico è del tutto strumentale. Semmai si dovrebbe considerare irrisoria la cifra stanziata rispetto all’importanza dell’anniversario. Faccio presente che la sola Regione Abruzzo (governata dalla destra) ha stanziato e speso nell’anno in corso 200.000 euro per celebrare l’anniversario della cosiddetta “impresa di Fiume” di Gabriele D’Annunzio. Il problema per loro non è dunque la spesa di denaro pubblico ma il ruolo che i comunisti hanno svolto nella storia italiana come principale componente del movimento operaio e contadino, e soprattutto principale forza dell’antifascismo e della Resistenza. Erano comunisti la stragrande maggioranza dei condannati dal Tribunale Speciale. L’intellettuale italiano del Novecento più studiato e citato nel mondo è Antonio Gramsci che morì dopo una lunga detenzione nelle galere fasciste. La Costituzione della Repubblica Italiana reca in calce la firma del comunista Umberto Terracini, fondatore con Bordiga e Gramsci del Pcd’I nel 1921, che trascorse 14 anni in prigione. E comunista era il bracciante pugliese Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della Cgil. L’anniversario della fondazione del PCdI è quello del partito che ha pagato il più alto contributo di sangue alla costruzione della democrazia italiana e che è stato il più importante protagonista delle lotte sociali e democratiche della storia repubblicana.
È un anniversario che dovrebbero condiderare proprio tutti i democratici italiani. Gli stessi (post)fascisti dovrebbero ricordare che fu il capo del PCI Palmiro Togliatti, ministro della giustizia nel breve periodo di unità delle forze antifasciste dopo la Liberazione, a consentire con l’amnistia ai loro nonni di reintegrarsi nella vita del nostro paese.
A me francamente 400.000 paiono davvero troppo pochi.
Una cosa è certa: ai fascioleghisti non piacciono le bandiere rosse. E questo ci riempie di orgoglio.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea