Benvenuti a scuola. Ma non a tutti

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Giorgio è il nome di fantasia. Ha 6 anni e la sindrome di down. Da una settimana si metteva davanti allo specchio, provava il grembiule, si sistemava il colletto come si fa con la cravatta prima di andare in ufficio, infine indossava lo zainetto. Ogni giorno si preparava al primo giorno di scuola.

Quando tutto sembrava pronto gli comunicano che per lui il lockdown continuava, che avrebbe dovuto rinunciare al suo primo giorno di scuola, in prima elementare.

Niente scuola per lui, niente sorrisi, niente compagnetti da salutare e soprattutto niente maestra. Proprio così, non c’è la maestra di sostegno e quindi deve restare a casa con la nonna.

Sinceramente non so che parole avranno dovuto trovare la mamma ed il papà per spiegare quanto stava accadendo, io non so che parole trovare.

Da mesi chiediamo attenzione per il primo giorno di scuola di tutti i ragazzi e principalmente quelli con disabilità. Nella scuola italiana, il luogo in cui più di tutti si lavora per l’inclusione, è inaccettabile anche solo per qualche giorno, anche solo per il primo giorno, l’esclusione di Stato.

Davide Faraone