Beppe Manfredi

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Brillante oratore, scrittore e professore di lettere al liceo di Fossano. Giovanissimo sindaco democristiano della città pareva avviato ad una carriera folgorante nello scudo crociato. Per an­dare in Parlamento dovette invece can­didarsi come indipendente nel partito
comunista. Successivamente fu ancora sindaco con una lista denominata “Nuova Frontiera”. Ovviamente le accuse di trasformismo
lo perseguitarono fino alla fine dei suoi giorni. Molti attribuirono la sua scelta alla bellissima moglie Adele, convinta comunista. Per dare una giustificazione a que­sto cambio di casacca Manfredi ricorreva alla più sofisticate motivazioni ma con scarsi risultati sulla gente comune. Proprio negli anni in cui era parlamen­tare, frequentavo casa sua al venerdì e al sabato, i giorni in cui Beppe era a Fossano di ritorno da Roma. Quando Pierangelo Marengo ed io ar­rivavamo la sera, Adele metteva in tavola vivande di ogni tipo perché Peo, a qua­lunque ora, aveva sempre fame. Le discussioni riguardavano lo scibile umano e la città. Beppe Manfredi conosceva ogni fossanese e la sua storia. Se per caso, gli fosse sfuggito qualche particola­re la moglie era in grado di colmare le
lacune. Veniva spesso a cena a casa mia ovvia­mente con Adele e Peo Marengo. A volte partecipava Grazia Novellini, una giornalista di grandissime capacità che oggi col­labora con Carlin Petrini. Una delle vicende di cui si parlò molto in quegli anni riguardava le “dacie”, due villette in legno che il sindaco voleva ab­battere perché ritenute abusive e che le proprietarie difendevano con ferocia. Ci
furono liti, denunce insulti e polemiche di ogni tipo. Il mio ricordo di Beppe Manfredi è quello di una persona buona, carica di
umanità, che amava la politica e gli amici. Ma è difficile mischiare l’una con gli altri. Infatti, nel tempo molti lo abbandonaro­no procurandogli enormi delusioni.