Berlusconi, Tajani: “Istituzioni Ue valutino l’imparzialità dei giudici italiani”

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”Le istituzioni europee devono valutare se in Italia la magistratura ha svolto la sua funzione in modo imparziale”. Lo scrive il vicepresidente di Fi Antonio Tajani in una lettera inviata alla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen in cui sintetizza i nuovi ”allarmanti elementi” emersi dalle rivelazioni stampa riguardo la sentenza di condanna di Silvio Berlusconi da parte della Cassazione per frode fiscale nel 2013.

”Quello che sta emergendo negli ultimi giorni – scrive Tajani – è preoccupante non solo per Forza Italia, ma per ogni italiano e cittadino europeo. Per questa ragione a livello nazionale abbiamo chiesto una commissione d’inchiesta parlamentare “sul caso Berlusconi e sul “mal funzionamento della giustizia penale. Ti terrò informata sui prossimi sviluppi”.

“Leggere oggi di condanne politiche è disgustoso”, dice il leader della Lega Matteo Salvini: “In qualsiasi Paese al mondo se uscisse un audio in cui si dice che un ex Presidente del Consiglio è stato condannato per scelta politica ci sarebbe una rivoluzione nei tribunali”.

“La giunta dell’Anm, che non dice una parola sullo scandalo della sentenza della Cassazione contro Berlusconi, deplora il parallelismo di questa orribile pagina giudiziaria col caso Palamara, che non avrebbe evidenziato ‘alcun uso strumentale della giurisdizione”, commenta la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini, che aggiunge: “Ancora una volta, insomma, si finge di non vedere la realtà della giustizia in Italia, con l’assoluta prevalenza del ‘partito delle procure’ nella gestione dell’Anm e quindi del Csm, che controlla le carriere di tutti i magistrati, anche di quelli giudicanti, tanto che proprio Palamara, per lunghi anni presidente dell’Anm, ha detto che questo condizionamento ha influito sull’esito di certe sentenze. Tutto si tiene, purtroppo, nonostante i cavillosi distinguo dell’Anm”.

E la senatrice di Forza Italia Stefania Craxi, vicepresidente della commissione Esteri del Senato, afferma: “E’ singolare la leggerezza, la quasi noncuranza, con cui in certi ambienti politici e da certa stampa viene tratta la notizia, e verrebbe da dire ‘che notizia!’, sull’oscura condanna a carico di Silvio Berlusconi. Si fa finta di nulla come se in fondo si trattasse di un niente, fingendo di non vedere la gravità di quanto emerso, che trascende finanche dall’ingiustizia a carico della stessa persona e ci regala uno spaccato inquietante che purtroppo conoscevamo almeno dal ‘92, con la clava giudiziaria brandita come arma politica. È la Caporetto della giustizia e, prima ancora, della democrazia”.

“È la conferma – aggiunge – di una politica che, con l’accondiscendenza di alcuni ‘politici’ di turno, si è voluta ridurre ad una condizione di subalternità non da ora, ma fin dalla ‘falsa rivoluzione’ mediatico-giudiziaria che è passata alla storia come Tangentopoli. Spero, ma non sono fiduciosa, che sia giunto il tempo delle verità. Da anni invoco e mi batto per una commissione d’inchiesta sull’uso politico della giustizia, presentando più volte, tra silenzi e ostracismi, proposte di legge per una sua istituzione. Infatti, serve far luce su quella stagione infame per capire anche gli eventi successivi e i più recenti, scoprendo un vaso di menzogne e falsità, la lotta dei buoni contro i cattivi, che ha deviato il corso della storia e consegnato il Paese in mano straniere”.

“Il plotone di esecuzione per Berlusconi? Lo conosciamo bene – le fa eco in un’intervista al Riformista l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli -. E’ quello che ha preso la mira su di noi nel 1993, decidendo di far fuori una classe politica. Magistrati animati da un interesse politico: Berlusconi è stato l’italiano più perseguitato della storia. Non so più quante indagini, ispezioni, iniziative giudiziarie ha subìto nella vita. Doveva essere eliminato dalla scena politica, e alla fine sono riusciti a eliminarlo. Con processi-farsa, come oggi apprendiamo dalla viva voce degli artefici”.

“Anche Craxi e io siamo stati messi nello stesso mirino – aggiunge Martelli -, dovevano farci fuori dalla scena pubblica, e ci hanno dato la corsia preferenziale. Dovevamo essere processati subito, platealmente. Dunque il metodo del plotone d’esecuzione si era perfezionato con noi, e i soggetti d’altronde erano gli stessi: la Procura di Milano“”. Quanto all’audio contenente le rivelazioni del giudice Franco sulla sentenza pilotata, Martelli chiosa: “Non c’è una novità vera, erano cose note. Adesso però c’è il corpo del reato. E lì, steso sul tavolo anatomico. Registrazioni, ammissioni. Intanto a Berlusconi è stata fatta una guerra mortale”, una guerra innescata “per fare il proprio gioco”, evidenzia l’ex ministro, “i pm non aiutano questo o quel partito, i pm sono un partito. Borrelli all’apice di Mani Pulite fece sapere al presidente della Repubblica di “essere a disposizione” per formare un governo. Di Pietro formalizzò la cosa costituendo un partito e facendo il ministro. Mentre una classe dirigente intera scomparve”.

Il disegno, secondo Martelli, è stato quello di “tenere in scacco la politica, comportandosi da eversori che si sostituiscono alle istituzioni democratiche, tenute a bada con minacce e ricatti. In Sud America le forze armate tengono sotto controllo le istituzioni facendo quello che chiamano “un poquito de fracaso”. Accendono i carri armati e li fanno andare avanti e indietro nelle caserme. Non ne escono, ma mettono paura: i politici capiscono e abbassano la testa. Da noi non le forze armate ma la magistratura ha usato il “fracaso” per far sentire il suo potere. Le sirene delle volanti. Il tintinnar di manette”. Martelli poi aggiunge: “Alla fine lo ha detto lo stesso Borrelli, nel 2012: “Dobbiamo chiedere scusa agli italiani, non valeva la pena buttare il mondo precedente per cadere in quello attuale”. La confessione di chi capisce di aver compiuto un colossale errore. Hanno distrutto la politica dei vecchi partiti e si sono trovati Berlusconi in campo. Allora hanno iniziato questa guerra a Berlusconi e si trovano con i populisti”.