Bonetti: “Il nostro G20 punterà sull’empowerment delle donne”

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«Il sangue delle donne vittime di violenza non ha voce. Dobbiamo essere noi a dargliela, non lasceremo sole le donne turche, dobbiamo essere responsabili anche per loro ora che Erdogan, con un atto gravissimo, ha abbandonato la conferenza di Istanbul contro la violenza sulle donne». Elena Bonetti, Ministra della Famiglia e delle Pari opportunità per la seconda volta, è riuscita a fatica a raggiungere il suo ufficio circondato dai manifestanti di “Io apro”.

Ha appena inviato ai suoi pari grado una lettera per stabilire percorsi per l’empowerment femminile in previsione del G20 delle donne che si terrà a santa Margherita Ligure il 26 agosto. Una tappa decisiva per la battaglia per contrastare il gap di genere. Ma siamo reduci da due fatti gravi in modo diverso per le donne che hanno tra i protagonisti Erdogan.

Nel “sofagate” che ha coinvolto Ursula von der Leyen si è parlato, e a ragione, di Erdogan. Come si è comportato, a suo giudizio, Michel?
«È il segno che ancora ci sono problemi ad accettare la leadership delle donne. Lo dico da ministra dell’unico partito, Italia Viva, che assegna le cariche di tutti i livelli secondo parità. Fossi stata in Michel, a prescindere dai protocolli, mi sarei seduta accanto alla presidente sul divano. Voglio però sottolineare la forza istituzionale di Ursula von der Leyen che è rimasta ferma nella sua dignità. Ha fatto diventare quel gesto un atto politico scuotendo coscienze e consapevolezze. Di tutto questo resterà l’autorevolezza di una donna nell’esercitare il ruolo che la storia le ha consegnato: essere la prima presidente della Commissione Europea».

In che cosa consisterà il G20 delle donne?
«Il percorso del G20 nella presidenza italiana prevede per la prima volta in modo specifico l’empowerment femminile come uno degli obiettivi trasversali del dibattito. All’evento ministeriale del 26 agosto, a cui parteciperanno tutte le autorità politiche, arriveremo con proposte concrete, frutto anche del dibattito nella società civile, su quattro assi».

Ci faccia qualche esempio.
«Il primo punto è l’educazione: percorsi di formazione per le donne nelle materie STEM, in campo finanziario e nella competenza digitale. Sono percorsi necessari per le bambine e le ragazze anche per la tutela dei propri diritti. Il secondo punto è il lavoro: l’obiettivo di aumentare deL 25% l’occupazione femminile come traguardo va rivisto al rialzo non solo nella quantità ma nella qualità. Bisogna aumentare le posizioni di leadership e combattere il gap salariale. All’interno di questo asse va combattuta anche la violenza economica di genere. Il Covid ha messo in evidenza la necessità di promuovere politiche familiari di equità, non solo in Italia. Servono servizi e strutture che sostengano donne e uomini nella genitorialità. E in questo senso va affrontato a livello internazionale anche il tema dello smart working. Il quarto asse è legato all’ambiente e alla sostenibilità. Come possono e devono partecipare oggi le donne nella riqualificazione della generazione green, nella salute circolare del macrosistema».