Bonetti: “Ridurre il gap di genere nello studio”

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Un tavolo di lavoro presso il dipartimento delle Pari opportunità di Palazzo Chigi per ridurre il gap di genere nello studio delle materie scientifiche e nelle professioni collegate. Una sorta di task force che sarà guidata dall’astrofisica Ersilia Vaudo. Lo annuncia la ministra per le Pari opportunità e per la Famiglia Elena Bonetti, di Italia Viva, lei stessa professoressa di analisi matematica presso l’Università degli Studi di Milano. E che oggi sarà ad Abu Dhabi, invitata dalla New York University, per la giornata delle donne nella scienza.

Sta dunque per partire una commissione sul gender gap guidata da Ersilia Vaudo, ministra Bonetti?
Sì, voglio istituire un gruppo di lavoro e ho chiesto ad Ersilia Vaudo, astrofisica, di esserne a capo. L’obiettivo è incentivare l’apprendimento delle materie Stem, con un focus specifico sulla matematica. Sarà un organismo tecnico, deputato a esprimere sul tema valutazioni e specifiche raccomandazioni, che avranno riscontro nel Piano strategico nazionale per la parità di genere che vogliamo costruire.

Con quali strumenti si può agire?
Non è tanto un problema normativo quanto culturale. Siamo nell’ambito delle politiche attive di induzione dei processi. Secondo un’indagine del programma per la valutazione internazionale dello studente dell’Ocse, nel nostro Paese c’è un forte divario di genere nelle competenze matematiche tra i bambini e i ragazzi di 16 punti a fronte di una media Ocse di 5 punti. È evidente che nel caso italiano si tratta di uno stereotipo di origine culturale. Credo che si debbano mettere in campo più azioni. Una di carattere formativo ed educativo, nelle scuole, che valorizzi le ragazze e le aiuti a superare la timidezza e la paura nei confronti di queste materie. Questo aspetto è molto importante e necessiterà di un lavoro di concerto con i ministri dell’Istruzione e dell’Università e la Ricerca. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che le ragazze hanno prestazioni migliori in una gara in cui sanno di concorrere solo con altre ragazze. Nell’insegnamento bisogna valorizzare le capacità del mondo femminile di empatia, ascolto e organizzazione dei processi. E usare un linguaggio per così dire più narrativo nel collegare le fasi della risoluzione di un problema.

Perché è così importante per bambine e ragazze lo studio della matematica e delle scienze?
Il 65% dei bambini di oggi farà da adulto una professione che oggi ancora non esiste, e la maggior parte di queste professioni sarà nell’ambito delle intelligenze artificiali o comunque nell’ambito digitale e tecnologico. Se non interveniamo adesso il gap di genere già esistente nel mondo del lavoro diventerà incolmabile.

Si prevedono incentivi?
Sì, ad esempio si possono promuovere progetti di Erasmus al femminile: ossia la possibilità per giovani ricercatrici di fare esperienze in ambito europeo. Oltre a prevedere borse di studio per le studentesse. Naturalmente è importante il role model e la presenza di tante eccellenza femminili può indurre empatia e quindi emulazione nelle ragazze.

Una volta laureate?
Nell’ambito delle Stem noi abbiamo il 40% di iscritte donne e il 60% di iscritti uomini, e nell’ambito tecnologico la distanza è ancora più marcata. Le donne si laureano in genere anche più brillantemente degli uomini, solo che dopo si apre il divario tra la qualità della posizione e della retribuzione. Io qui farei un passo in più: la meritocrazia non è neutra. Se una donna è in maternità è chiaro che la sua produttività cambia, ma in quel tempo acquisisce competenze anche intellettuali (problem solving, creatività) che possono essere ulteriormente qualificanti nel lavoro. Ad esempio, nei progetti Erc a livello europeo l’anzianità di carriera per ogni figlio è scontata di 18 mesi: così il gioco è alla pari